Gli Usa dicono sì alla forza del vento

21 Ottobre 2012

Finalmente il sì del governo statunitense è arrivato. E’ questione di giorni e la prima pietra del progetto Cape Wind sarà posata. Dopo dieci anni di consultazioni il Dipartimento degli Interni ha approvato la realizzazione del primo impianto eolico off-shore degli Stati Uniti. Il Segretario Ken Salazar ha firmato il decreto con il quale autorizza la costruzione degli impianti e catapulta gli Usa verso il futuro, il progetto eolico fuori costa più conosciuto e dibattuto del Paese.

Saranno 130 i rotori installati grazie alla firma sul Cop (Construction and Operation Plan).
Luce verde alla costruzione dei piloni nel tratto di Oceano Atlantico di 40 chilometri quadraticonosciuto come Nantucket Sound. Se tutto andrà come i tecnici hanno stabilito, il parco eolico sarà in grado di imbrigliare l’energia dei venti che soffiano sull’oceano Atlantico per generareenergia elettrica sufficiente a rifornire migliaia di case della costa.

L’energia eolica offshore è la nuova frontiera energetica per il nostro settore”, ha detto Denise Bode, amministratore delegato di Awea, l’azienda appaltatrice. “Grazie al Segretario Salazar di essere un portavoce dell’energia eolica offshore e per il suo impegno a rendere questo settore una realtà. Il Segretario ha capito le opportunità di lavoro e di produzione che l’eolico offshore può portare in America e sa che ha bisogno di un sostegno politico a lungo termine”.

Dopo un approfondito esame dell’impatto ambientale, siamo fiduciosi che questo progetto eolicooffshore commerciale – il primo nella nazione – potrà andare avanti”, ha dichiarato il Segretario dell’Interno Ken Salazar in un comunicato stampa diffuso dal Dipartimento.
Il ministero dell’Interno sta cercando di dare una spinta al processo di costruzione di nuovi impianti eolici al largo della costa atlantica. I due maggiori avversari che dovranno essere sconfitti nei prossimi anni sono le lobby petrolifere, che cercano di mantenere gli Usa legati a fonti energetiche fossili, e alcuni gruppi locali che vedono le pale come un pugno nell’occhio al landscape oceanico.

Fonte: next.liquida.it