Museo a basso impatto ambientale ad Abu Dhabi

21 Dicembre 2012

Una pioggia di luce in movimento, che danza sotto una cupola ribassata eterogenea e immateriale. Una pioggia di stelle che frammenta l’ombra ma non ne interrompe la frescura.

Una pioggia di infinitesime goccioline d’acqua che si liberano dalle vasche arabe protette dalla cupola e mantengono un microclima umido e confortevole, completamente diverso dal caldo torrido e secco dell’esterno.

Tutto questo si chiama raffrescamento passivo, cioè condizionare l’aria e rinfrescarla senza usare nessun impianto, ed è una tecnica molto semplice e sostenibile. Quando però una semplice pratica costruttiva in mano a un grande progettista comeJean Nouvel, il risultato – oltre a molto efficace – si carica di una forza espressiva d’arte che solo un genio può dare.

Un anno e mezzo fa il presidente francese Nicolas Sarközy e il principe di Abu Dhabi General Sheikh Mohammed bin Zayed Al Nahyan hanno posto la prima pietra del Louvre di Abu Dhabi, un distaccamento del museo parigino in terra araba. Così si è dato corso all’iter di urbanizzazione dell’isola di Saadiyat, un ambizioso intervento destinato a trasformare la suggestiva striscia di sabbia bianca, distante soli 500 metri dalla costa, in un’area a destinazione turistica e residenziale d’élite.

Il nuovo Louvre disegnato dal francese Jean Nouvel è ispirato al paesaggio naturale circostante, e per questo si inserisce nel contesto con un impatto ambientale prossimo allo zero: sarà una “micro-città galleggiante” di 24.000 metri quadrati, destinata ad ospitare un complesso di padiglioni, piazze, vicoli e canali.

«L’isola – spiega Nouvel – offre un panorama rigido, attenuato dall’incontro con il canale, immagine esplicativa dell’aridità della terra contro la fluidità dell’acqua. Questo ha stimolato l’immaginazione di città che bruciano nella terra o che affogano nell’acqua. Pensieri onirici che si sono trasformati in un insieme di edifici disposti lungo un’unica fila lungo un piacevole lungomare».

Un’ampia ma bassa cupola di 180 metri di diametro copre tutto il complesso, regalandogli omogeneità rispetto a tutto il paesaggio intorno. Perforata da molteplici piccole aperture, la cupola si comporta come un pergolato: permette il passaggio della luce naturale senza consentirle però di raggiungere pezzature troppo grandi che ne surriscalderebbero l’aria. In questo modo riesce a illuminare ma a conservare un clima fresco all’interno grazie al principio del raffrescamento passivo, ossia naturale, senza l’ausilio di alcun impianto meccanico.

Quello del raffrescamento passivo è un sistema antico di cui l’architettura araba, con i sui cortili nascosti ma ricchi di fontane e giochi d’acqua, è testimone millenaria e che testimonia la possibilità della creazione di uno spazio abitato di qualità che poco impatta sull’ambiente e dove poter ritrovare serenità e benessere.

 

 

Fonte: http://gogreen.virgilio.it/news/speciali-rubriche/museo-basso-impatto-ambientale-abu-dhabi.html