«È un tentativo di colmare gli effetti di un divario sociale sempre più evidente in Indonesia. La popolazione cresce e si allarga contemporaneamente la fascia di emarginazione. Troppe persone non hanno accesso ai servizi sociali essenziali». Così gli architetti dello studio Dpavilion di Surabaya spiegano il progetto Social Contentainer.
Si tratta di un policlinico gratuito con servizi sanitari di base e un centro ricreativo per l’emancipazione culturale della popolazione, con una biblioteca e i computer collegati a Internet. Il nome nasce dalla contrazione delle parole container+entertainer perché, continuano gli architetti, «in un paese come questo i ragazzi non trovano molte possibilità per un sano intrattenimento, c’è un gran bisogno anche di questo». La scelta di usare container nasce dalla volontà di riciclare materiale usato in via di smaltimento, l’idea di incastrarli in una struttura complessa e colorata è frutto nella necessità di renderlo visibile da ogni punto di Batu, il villaggio nella zona est di Java che lo ospita.
Ma l’impiego alternativo di container in Indonesia è anche una metafora: in un paese che vive di esportazioni a costi bassissimi, dove poco o niente è prodotto al livello locale per la crescita locale, i container simboleggiano l’elemento che contiene le merci che vanno e vengono per arricchire altre zone del mondo. Usarli come pezzi di un’architettura di servizio è fortemente significativo anche per un altro motivo: convertire un contenitore mobile di merci a contenitore di essere umani statico, è un atto simbolico di cambiamento. «Contentainer riflette una rapida evoluzione culturale, pensiamo sia possibile costruire spazi liberi, aperti, cosmopoliti», concludono gli architetti.
In una considerazione più ampia sul ruolo e il significato dell’architettura contemporanea Contentainer è un piccolo progetto che si pone come un esempio di un’idea realizzata che non si cura delle dicotomie bello-brutto, giusto-sbagliato, iconico-anonimo. È un felice esempio di architettura unica e contestuale, genius loci del nuovo millennio. Il loro manifesto è: “Kere bisa hore” che in indonesiano significa “anche un mendicante può”.
Fonte: Luxury24