Le “campagne ad emissioni 0” sono campagne elettorali in cui la sostenibilità sta nel dimostrare di amare la natura piantando alberi, raccogliendo rifiuti nei luoghi degradati, organizzando meeting e passeggiate in parchi abbandonati, non agendo al cuore del problema. Quando vedremo un candidato che per scelta propria, sentita, non usa veicoli per muoversi all’interno del proprio paese? Che si fa pubblicità solo ed esclusivamente con mezzi a combustibile rigenerabile? Che si fa stampare bigliettini e manifesti in materiale riciclato? Che si serve del passaparola e della rete anziché dei megafoni per avvisare dei propri comizi pubblici? Che non usa sedi in affitto illuminate giorno e notte da lampadine a incandescenza bensì spazi quanto più illuminati e areati in maniera naturale o da fonti rinnovabili?
Ma soprattutto, quando i comuni si doteranno di regolamenti davvero sostenibili per far si che tutto ciò accada? Quando le “orribili” plance metalliche di affissione spariranno per far posto ad altri sistemi di arredo urbano in materiali ecocompatibili con l’ambiente circostante? Quando ci sarà l’obbligo per tutti di rispettare la quantità di materiale stampato e riversato per le pubbliche vie e nei pubblici esercizi? Quanto tempo e quali costi comporterà questo inaudito inquinamento ambientale? Ma soprattutto, qualcuno pagherà per tutto questo? Dal momento che l’ambiente è un bene di elevatissima tutela da parte del nostro ordinamento giuridico, dovrebbero scattare le sanzioni penali. Ma al momento a parte le ordinanze delle forze dell’ordine affinché ci si limiti a restare nei limiti dell’”ambito del non abusivo” non esistono mea culpa da parte di nessuno coinvolto nelle campagne.
Nelle settimane che precedono il voto intanto si intensificano i disagi e piuttosto che promettere di costruire una città nuova e di riaggiustare quella vecchia, di far nascere industrie e di coprire di verde le aree dismesse, sarebbe auspicabile partire dai piccoli buoni esempi!
Fonte: ArchitetturaEcoSostenibile