Quattro citta’ italiane hanno un piano energetico approvato dall’Ue, 28 citta’ hanno adottato buone pratiche, e 24 sono in ‘sospeso’ per ritardi. Roma e’ a rischio e Milano resta ferma. Questo, in sintesi, il quadro che emerge da ‘Clima in comune 2011’, il monitoraggio di Legambiente sui piani e le buone pratiche delle amministrazioni italiane, presentato in occasione di ‘M’illumino di meno’, la giornata dedicata al risparmio energetico.
C’e’ un ‘federalismo’ sostenibile che sta nascendo anche in Italia – dice Andrea Poggio, vicedirettore di Legambiente – e’ il ‘movimento’ dei 600 comuni che hanno aderito al Patto dei sindaci, le citta’ che vogliono diventare sostenibili per prime. Chi aderisce al Patto si impegna a predisporre un Piano che preveda il taglio del 20% delle emissioni di gas serra, l’ aumento del 20% di fonti rinnovabili, e un incremento del 20% dell’efficienza energetica. Tra le citta’ che hanno firmato il Patto – spiega Legambiente – solo Genova (la prima), Torino, Avigliana e Maranello hanno il Piano di azione per l’energia sostenibile. Ci sono anche citta’ che, pur firmando il Patto, non hanno poi fatto niente: a guidare questa classifica, Milano.
Tra i 24 ritardatari, temporaneamente sospesi dalla Commissione Ue, ci sono Abano Terme, Arzignano, Brendola, Campiglia dei Berici, Casola di Napoli, Cremona, Rossano. Mentre Roma e’ a rischio sospensione per scadenza dei termini, riferisce Legambiente. In generale aumentano le buone pratiche: per esempio, a Salerno la raccolta domiciliare dei rifiuti; l’Agenzia CasaClima di Bolzano che si occupa di certificazione energetica degli edifici; l’azienda Usl di Rimini per il miglioramento della sostenibilita’ di quattro ospedali; il comune 100% rinnovabile di Sluderno. Secondo Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, ”il patto dei sindaci e’ anche uno strumento concreto contro i cambiamenti climatici” che vanno combattuti ”principalmente nelle aree urbane”.
Fonte: Ansa