Lo sfruttamento delle biomasse per la produzione elettrica (impiego di residui di colture agricole, rifiuti urbani, fanghi di depurazione) potrebbe soddisfare il fabbisogno di 30 milioni di cinesi, soprattutto di coloro che abitano nelle aree rurali del Paese. Circa il 50% dei 200 milioni di abitanti di queste zone ancora utilizzano lampade a petrolio per illuminare le proprie abitazioni e bruciano legna o rifiuti agricoli per riscaldarsi e cuocere i cibi. Il dato è fornito dal rapporto Rural Biomass Energy 2020 in the People’s Republic of China, pubblicato dall’ Asian Development Bank . Per sfruttare questo grande potenziale la Cina deve riuscire a investire per lo sviluppo del settore 60 miliardi di dollari entro i prossimi dieci anni. I tre quarti di questa cifra dovrebbero andare direttamente alle famiglie, mentre il 20% per la realizzazione di impianti di generazione elettrica e di produzione di combustibile liquido. Ad investire sulle biomasse dovrebbe essere congiuntamente sia il settore pubblico che da quello privato. Gli investimenti pubblici sono indirizzati soprattutto ai progetti che coinvolgono gli agricoltori, mentre i finanziamenti privati sono rivolti, ad esempio, a stimolare il settore della ricerca tecnologia. Oggi – conclude il rapporto della ADB – il governo cinese si sta concentrando molto sullo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, in particolare eolico, solare e idroelettrica. Ma il potenziale rappresentato dalle biomasse come fonte di energia rinnovabile è tuttora ampiamente sottovalutato a causa dei costi, dei vincoli tecnologici da superare e di una normativa ambientale locale a volte confusa.
Fonte: LaStampa