Nuova puntata del dibattito sul costo delle rinnovabili. Questa volta protagonista è il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, che intervenendo alla trasmissione ‘Radio Anch’io’ su Radio1 è tornato a sostenere che l’impatto degli incentivi alle rinnovabili è molto pesante ed ha annunciato che, per questo, è in preparazione un decreto legislativo che sarà pronto nei prossimi giorni, riferendosi probabilmente al provvedimento che recepisce la direttiva europea sulle rinnovabili (28/2009/CE) che, come ha ricordato lo stesso Romani, pone all’Italia l’obiettivo di raggiungere entro il 2020 una quata del 17% di consumi di energia primaria da fonti rinnovabili.
Quello che più preoccupa però sono le premesse. Annunciando infatti che è stata individuata la sede dell’Agenzia per la sicurezza nucleare (anche se non ha detto dove) il ministro ha ribadito ancora una volta che il ritorno al nucleare è un’assoluta proprita, spiegando che è ancora lungo il cammino da fare e numerose le scadenze che attendono il governo. La questione è collegata evidentemente alla revisione del meccanismo di sostegno alle rinnovabili perché il ministro ne ha approfittato appunto per denunciare l’impatto pesante delle rinnovabili, aggiungendo che dal 2000 al 2010 sono stati pagati 20 miliardi in bolletta per aggiungere un 4% di energia rinnovabile. A parte il fatto che Romani avrebbe forse fatto meglio a specificare quanti soldi sono andati alle vere rinnovabili e quanti alle fonti assimilate e allo smantellamento del nucleare, i toni usati dal ministro sembrano purtroppo confermare quel clima di ostilità nei confronti dell’energia pulita più volte denunciato dalle associazioni del settore.
Nel mirino di Romani è finito prima il fotovoltaico, molto incentivato, ma con una percentuale di efficienza energetica molto, molto bassa. Poi il problema delle truffe. E a seguire il sistema dei certificati verdi che probabilmente va rivisto. Insomma, a tutto questo dovrebbe porre rimedio, secondo quanto ha fatto intendere il ministro, il decreto in arrivo. Parole che, come dicevamo, suscitano timori ai quali non è ancora facile dare un nome. Per questo l’Associazione produttori energia da fonti rinnovabili (Aper) si è affrettata a rivolgere un accorato appello al ministro Romani affinché consideri con la dovuta cautela gli effetti che tali disposizioni potrebbero avere sia per il settore economico in Italia sia per il raggiungimento degli obiettivi europei.
Dalla valutazione delle indiscrezioni di queste ore, – si legge in una nota dell’associazione – in merito alla bozza di decreto di recepimento delle direttiva europea 28/2009/CE, sembra concretizzarsi il rischio che il provvedimento possa provocare la paralisi per tutto il settore delle rinnovabili. Il decreto che, in recepimento della direttiva europea, – prosegue il comunicato – dovrebbe promuovere lo sviluppo delle fonti rinnovabili ai fini del raggiungimento degli obiettivi al 2020, si sta invece rivelando uno strumento che per sanzionare presunti sviluppi speculativi del settore finisce per bloccare il settore nel suo complesso, non solo i grandi investimenti ma anche la generazione distribuita e gli impianti domestici di piccola taglia, emblematico al riguardo il blocco imposto alla crescita del fotovoltaico di qualsiasi dimensione.
Fonte: ZeroEmissioni