…o tutte e due? Le sperimentazioni dell’arte contemporanea stanno ormai toccando le strade più inaspettate, fino a fondersi con settori in apparenza lontanissimi. Gli artisti si cimentano nella tecnologia attraverso i videogame, sperimentano metodi innovativi e creativi per sensibilizzare verso il riciclo dei rifiuti, rimettono in sesto edifici abbandonati. Il mito dell’artista come entità che vive in un mondo a sé è ormai lontano: si può essere creativi e al tempo stesso fare qualcosa per il mondo che ci ospita.
Uno degli ultimi esempi in questo senso è il tentativo di coniugare l’arte e le nuove forme di energia. L’immagine che tutti noi formiamo nella nostra mente pensando alle nostre città è quello di un luogo grigio, tetro, fumoso. Fantasticare sullo sviluppo delle energie rinnovabili non è da meno: il colore asettico dei pannelli solari e la bruttura estetica degli impianti eolici non sono un’immagine molto più confortante alla vista.
Cosa accomuna entrambe le visioni? Mancano i colori, mancano le più elementari forme espressive. Come i fiori.
E se… bastasse costruire impianti belli da vedere per far capire alla gente l’importanza delle energie rinnovabili? Come i flower power, gli impianti eolici a forma di albero fiorito che vedete nella foto qui accanto. Creati dal team olandese NL Architects, sono caratterizzati da una forma gradevole agli occhi e al tempo stesso funzionale al suo scopo: ogni ramo dell’albero, il cui numero è variabile da tre a nove corrisponde infatti a una turbina, unita al cavo d’acciaio che fa da tronco.
I flower power hanno proprietà decisamente innovative rispetto ai comuni impianti finora realizzati: non solo per la facilità di montaggio (è sufficiente poco meno di un’ora), ma anche per la forte resistenza – i flower power sono in grado di sopportare fino a 190 km/h di vento – e una produzione media annua che varia tra 13.000 kw/h di energia (albero a tre rami) fino a 55.000 kw/h (albero a nove rami).
Fonte: next.liquida.it