Fotovoltaico, biomasse, eolico: i preferiti dalle aziende italiane

19 Luglio 2012

La maggior parte delle aziende italiane attive nelle energie rinnovabili punta sul fotovoltaico. A confermarlo e’ uno studio realizzato da Agici sugli iscritti al progetto Corrente del Gse, un portale ad adesione volontaria aperto a tutte le imprese italiane operanti nella filiera delle energie rinnovabili.
In tutti i principali paesi del mondo sta nascendo una industria delle rinnovabili: un’industria ancora giovane e con identita’ e missione in divenire. Questo fenomeno sta ovviamente interessando anche l’Italia, dove la consapevolezza di avere un’industria nazionale e’ ancora poco diffusa. Le 128 aziende iscritte a Corrente e prese in esame generano un fatturato di oltre 21 miliardi di euro a fronte di 46mila persone occupate.
La maggior parte delle aziende iscritte si caratterizza per la localizzazione geografica nel Nord Italia e per la piccola dimensione. Sono poche, rispetto al totale degli aderenti, le imprese che superano la soglia dei 50 dipendenti e dei 50 milioni di euro di fatturato. La maggioranza degli iscritti, 87 aziende, ha puntato sul fotovoltaico, tecnologia emergente e con ampi margini di sviluppo. Seguono biomasse (49 aziende) ed eolico (47). Si rivelano invece settori molto consolidati, e quindi con un numero non elevato di player, idroelettrico e soprattutto geotermico. Da registrare, infine, le 24 aziende iscritte attive nel solare termodinamico, segno della presenza di molti attori italiani in tecnologie innovative.
A livello di presenza internazionale, emerge come il 61% degli iscritti sia presente in almeno un altro paese al di fuori dell’Italia, prevalentemente con filiali di tipo commerciale. Le aree piu’ attrattive per gli iscritti sono in paesi dell’Europa Occidentale, dell’Est Europeo e del Nord Africa e Medio Oriente. Guardando infine alle opportunita’ e alle prospettive, lo studio propone quattro direttrici lungo le quali lavorare: crescita dimensionale attraverso M&A o creazione di consorzi; supporto delle autorita’ governative con una politica industriale chiara e di largo respiro; investimenti in innovazione tecnologica; crescita nei Paesi in via di Sviluppo e in particolare nel bacino del Mediterraneo.

Fonte: BioEcoGeo