Molti cittadini, ormai, sanno che il fotovoltaico sta producendo, solo in Italia, energia elettrica pari al contributo di 5 centrali nucleari. Meno, forse, sono a conoscenza delle potenzialità della geotermia.
Come ricorda il premio Nobel Carlo Rubbia, recentemente intervistato da Repubblica, nel sottosuolo di Toscana, Lazio e Campania giace una risorsa che potrebbe produrre energia pari a 4 centrali nucleari, a prezzi piuttosto contenuti.
L’alternativa atomica si fa sempre più lontana quindi, proprio in termini tecnici. C’è infatti un altro dettaglio, non trascurabile, la tempistica: molti credono nel potenziale delle rinnovabili, ma sanno che queste fonti avranno bisogno di ancora qualche anno per riuscire a soddisfare una buona percentuale del fabbisogno energetico nazionale. Per questo, alcuni indicano il nucleare come una fonte “sicura”, che potrebbe sopperire a questo gap.
Peccato che, a detta dello stesso premio Nobel Rubbia, questa sia una «sciocchezza», esplicitata dal fatto che il nucleare sarà pronto, in caso si decidesse di procedere con il piano nazionale, tra15 – 20 anni, e, anche allora, non sarà in grado di contribuire efficacemente al mix energetico. Perchè ciò avvenga, infatti, il Belpaese dovrebbe ospitare 20 centrali, in grado di coprire il 25% del fabbisogno energetico.
Come rispondere quindi alla domanda energeticadel Paese? La soluzione sembra grigia, colore, peraltro, scelto per la scheda del quesito referendario sull’atomo, ma le alternative esistono, come sottolinea Massimo Orlandi, amministratore delegato di Sorgenia: «il giusto mix di fonti di energia sarà quello fatto da gas e rinnovabili».
Orlandi spiega come lo scenario di approvvigionamento energetico di metano sia mutato con lo sviluppo di tecniche per l’estrazione di gas non convenzionale: «nel mondo sono stati scoperti 250 anni di riserve di gas naturale, il combustibile fossile più pulito che esiste. Negli Stati Uniti il prezzo è sceso a un terzo. Ci si deve aspettare una riduzione dei prezzi in tutto il mondo e una significativa riduzione del rischio geopolitico». Sembra d’accordo lo stesso Carlo Rubbia, che ha ricordato come il gas sia arrivato al 60% di efficienza, producendo una quantità di CO2 due volte e mezza più bassa di quella del carbone.
Gas e geotermia dunque, fonte energetica che nel mondo produce energia pari a cinque centrali nucleari, per non parlare delle grandi possibilità del Belpaese. Spostandosi a livello locale infatti, Rubbia evidenzia le grandi potenzialità energetiche nascoste nel sottosuolo di Toscana, Lazio e Campania: sfruttandole si potrebbe arrivare a produrre energia pari al lavoro di 4 centrali nucleari, più o meno il quantitativo che il Governo si auspica di raggiungere con la nuova stagione nucleare italiana.
Del resto sembra che le realtà locali siano già sulla strada giusta: in Toscana Enel Green Power e Lampo Greengas, azienda di Parma, hanno presentato un’intesa volta a recuperare la CO2 emessa dall’impianto di geotermia di Valle Secolo, a Larderello (Pisa).
Progetto ambizioso, tanto da essere il primo al mondo dedicato all’integrazione fra i processi produttivi dell’energia elettrica e dell’anidride carbonica nel settore geotermico, promosso a pieni voti dall’assessore regionale alle attività produttive, Gianfranco Simoncini: «questo è un progetto che coniuga innovazione, riqualificazione ambientale e occupazione, tre obiettivi fondamentali soprattutto in un periodo difficile qual e’ quello che stiamo vivendo».