E’ stata la più violenta scossa sismica registrata in Giappone e la 7° di tutta la storia quella che stamattina ha fatto tremare l’estremo oriente. Una scossa epocale di 8,9 gradi della scala Richter equivalente a 12 gradi della scala Mercalli, ma anche ad una bomba TNT di 20 miliardi di tonnellate che ha anche provocato uno tsunami nel porto di Sendai con onde alte 10 metri e migliaia di morti per annegamento. Calcolando questo, tsunami ed esplosioni a parte, però, il Giappone zona altamente sismica e “abituata” ai terremoti, ha tutto sommato retto, limitando di molto i danni e le vittime grazie alla sua proverbiale tradizione anti-sismica dovuta alla frequenza dei terremoti in quest’area. Tanto per interderci il terremoto che ha distrutto l’Aquila era di 5,8 gradi della scala Richter, 3,1 in meno di quello che ha colpito oggi il Giappone, non altrettanto minori sono stati i danni subiti dalla città abruzzese.
Perché? Qual è il segreto degli edifici giapponesi che sono per la maggior parte rimasti indenni anche da scosse di tale potenza? Questo risiede prima di tutto nei materiali impiegati per costruire gli edifici, che, comunque, sono tutti molto recenti e costruiti con criteri d’avanguardia. Particolare attenzione viene impiegata, ad esempio nel monitorare costantemente il rapporto cemento e ferro utilizzati. Inoltre la tecnologia antisismica nel Sol Levante è all’avanguardia come ad esempio quella degli isolatori sisimici che vengono posti tra le fondamenta e l’edificio a mo di “pattini” che permetterebbero agli edifici di resistere alle oscillazioni in quanto evitano di trasferire energia dal terreno alla costruzione. La regolarità in pianta e in elevazione degli edifici poi permette loro di resistere maggiormente ai terremoti in quanto, ad esempio un edificio a pianta quadrata risulta molto più sicuro di uno a pianta irregolare. L’altezza poi non rappresenta un fattore di rischio di per sé – non a caso in Giappone ci sono tutti grattacieli- ma è importante la regolarità delle “masse in altezza”. Un ulteriore elemento capace di fare la differenza in questi casi è la qualità del terreno che si differenzia molto tra le varie zone nella capacità di amplificare le onde sismiche e, dunque, a parità di scossa e di edifici, far variare i danni. Nell’edilizia giapponese convinono tutti questi elementi che sarebbe difficile riportare in blocco qui da noi dove le zone archeologiche e la presenza di numerosi edifici antichi rende obbligatorio un piano antisismico ad hoc.
Fonte: Greenme