«L’ar­chi­tet­tu­ra è un edu­ca­to­re» Intervista a Mario Cucinella

28 Aprile 2021

Mario Cucinella, titolare dello studio da oltre cento collaboratori MC A, presenta tre progetti in corso dedicati a campus universitari, tra sperimentazione architettonica e trasformazioni della vita accademica.

Mario Cucinella (1960, Hon FAIA, Int. Fellow RIBA) si laurea in Architettura all’Università di Genova nel 1986 e fino al 1992 lavora con Renzo Piano a Genova e Parigi. Nel 1992 fonda MC A – Mario Cucinella Architects,studio che oggi ha sede a Bologna, Milano e New York e si avvale di un team internazionale composto da più di cento collaboratori. Lo studio vanta una solida esperienza nella progettazione architettonica, integrata dall’impiego di strategie ambientali ed energetiche, e conduce un programma interno di ricerca sui temi della sostenibilità. Nel 2012 fonda Building Green Futures, un’organizzazione no-profit che fonde cultura ambientale e tecnologia, e nel 2015 SOS – School of Sustainability,un master per la formazione di figure professionali nel campo della sostenibilità. Nel 2018 è Curatore del Padiglione Italia alla 16° Mostra Internazionale di Architettura di Venezia con Arcipelago Italia, mostra-progetto dedicata alle aree interne del Paese.

Silvia Berselli – Nella sua ricca produzione progettuale spiccano per numero e riconoscimenti ottenuti le opere dedicate alla formazione, come il pluripremiato Asilo d’infanzia «La Balena» a Guastalla, costruito dopo il sisma del 2012 integrando le linee guida di Reggio Children, secondo le quali l’architettura è il terzo educatore. Quali sono i progetti in corso di MCA per le architetture universitarie?

Mario Cucinella – Ad Aosta stiamo costruendo un primo dipartimento universitario all’interno dell’ex-caserma degli Alpini «Testafochi». Il progetto nasce grazie ad alcuni sopralluoghi condotti dal soprintendente ai nuovi cantieri universitari in Svizzera: al suo ritorno egli decide di togliere il vincolo a due edifici novecenteschi, permettendoci di demolire le ali della piazza d’armi, troppo dense di pilastri per poterle riadattare a contenere i grandi volumi delle aule universitarie. Il primo edificio di nuova costruzione, destinato ad accogliere le facoltà umanistiche, dovrebbe essere ultimato per settembre e c’è molta attesa intorno al progetto. La città di Aosta presenta infatti un centro di impianto romano basato su rigorosi tracciati ortogonali, mentre fuori dalle mura, specie ad ovest dove si colloca il progetto, le espansioni degli anni Sessanta e Settanta hanno una forma confusa, con rare emergenze, nel nostro caso un edificio del Ventennio adibito a biblioteca. Ad oggi la caserma è separata dalla città, ma con l’abbattimento del muro di confine questo spazio pubblico diventerà uno sviluppo della città storica che si inserisce nel tessuto dell’espansione postbellica. Il progetto assume un forte valore urbano, accentuato dalla sua destinazione: infatti nei due fabbricati esistenti troveranno posto il rettorato e una biblioteca universitaria aperta al pubblico.

L’edificio di nuova costruzione ricorda un blocco di ghiaccio e si sviluppa su tre piani, con i corridoi di accesso alle aule che guardano su un grande atrio a tutta altezza. Al piano interrato si trovano un auditorium da trecento posti e una serie di laboratori che si affacciano su un piccolo cortile concepito come un teatro all’aperto. Il progetto è ambizioso perché ad oggi l’Università della Valle d’Aosta ha spazi frammentari e per questa ragione si appoggia spesso ad altre istituzioni, mentre con la costruzione di questo polo si consolida l’identità dell’ateneo.

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Per saperne molto di più e leggere l’intervista completa, visitare il sito: https://www.espazium.ch/it/attualita/larchitettura-e-un-educatore?fbclid=IwAR0cn_t2f6yVIXk49t6vnCi09kF8njgcbhcuOfO-w8eBFJ2UFTJG-jdW_iU