Ambizioso piano indonesiano per favorire lo sviluppo del settore geotermico. L’intenzione del governo è di aggiungere, entro il 2014, ulteriori 4.000 MW geotermici ai 1.200 MW oggi installati, contribuendo così a portare l’energia elettrica a sempre più zone isolate con l’obiettivo di renderla disponibile per il 90% dei cittadini. Da notare che l’Indonesia è composta da circa 17.000 isole, con una popolazione di quasi 225 milioni di abitanti, di cui circa 78 milioni non ha ancora accesso all’elettricità. Il progetto è stato riconfermato nel corso del Congresso Mondiale sulla Geotermia apertosi domenica scorsa e che si concluderà oggi (30 aprile 2010) nell’isola di Bali.
Il potenziale geotermico delle zone intorno ai circa 150 vulcani attivi dell’arcipelago indonesiano è stimato essere il maggiore al mondo (pari al 40% dell’intero potenziale mondiale) e potrebbe costituire un fondamentale volano per lo sviluppo del Paese e per la riduzione delle sue emissioni inquinanti e climalteranti. L’Indonesia è una delle maggiori economie del sud est asiatico nonché terzo emettitore al mondo di gas serra. Attualmente nel Paese sono attivi solo 7 campi geotermici, mentre i siti idonei ad essere sfruttati sono più di 250. L’obiettivo del governo nella geotermia fa parte di un più ampio piano di sviluppo dell’intero settore elettrico. Che, tra l’altro, prevede di installare nuova potenza elettrica per circa 10.000 MW entro il 2012 (prevalentemente a carbone) e altri 10.000 MW da fonti rinnovabili (tra cui i 4.000 geotermici) entro il 2014. Il piano di sviluppo geotermico è stato definito “molto ambizioso” dallo stesso Surya Darma, presidente dell’Indonesian Geothermal Association. Il problema non è solo la ristrettezza dei tempi visto che 4 anni sono davvero pochi per confermare le conoscenze sui giacimenti, effettuare gli studi di fattibilità e realizzare gli impianti. Il problema maggiore è quello dei finanziamenti, poiché 4.000 MW geotermici richiedono circa 9 miliardi di euro. A tal fine il governo indonesiano sta cercando l’appoggio di investitori privati e di partner internazionali come Giappone e USA, oltre che di finanziamenti da parte di istituzioni come la World Bank.
Fonte: Lastampa.it
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