“Vorrei da lei un biglietto da visita dell’Olivetti nella più bella piazza del mondo!” Questo, nel 1957, era stato il gentile invito che Adriano Olivetti aveva rivolto all’allora cinquantenne Carlo Scarpa. Il celebre negozio nelle Procuratie Vecchie di Piazza San Marco, chiuso da anni per l’indifferenza del tempo e l’insidiosità della natura e attualmente di proprietà delle Generali, oggi 20 aprileriapre grazie a un accurato intervento del FAI (Fondo per l’ambiente italiano) in collaborazione con la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Venezia.
Il committente Adriano Olivetti nel ’57 si era dimostrato già impegnato nell’affermazione di una cultura architettonica nazionale con la fabbrica a Ivrea degli anni 30, e successivamente aveva creduto nell’apertura in tutto il mondo di showroom che testimoniassero la grande capacità inventiva e produttiva dell’Italia di quegli anni.
Carlo Scarpa nel progetto di piazza San Marco si dovette confrontare con più parametri di difficoltà: primo fra tutti il contesto prestigioso e grondante di storia, in seconda battuta con le dimensioni ridotte del locale, 21 metri di profondità per 5 di larghezza, poco illuminato e diviso in due vani da una parete. Ma egli ne creò un’opera di grande respiro e trasparenza, una scatola luminosa inaspettata per chi proviene dall’ombroso portico. La capacità di Scarpa si rivela qui nella capacità di trasformare lo spazio in uno spazio psicologico. Come la prospettiva straniante dei gradini scolpiti nella scala volante e il tappeto di tessere colorate che ci invitano a salire.
Per questo atteso evento di rinascita di un piccolo pezzo del patrimonio italiano il figlio Tobia Scarpa ha detto: “Il negozio Olivetti è uno dei pochi lavori di mio padre a cui io abbia contribuito. Quando fu inaugurato nel 1958 tutto era nuovo e lucido, perfetto, non vi era la patina del tempo né quella della salsedine che è una peculiarità di Venezia. Adesso è di nuovo tutto in ordine, e sono stati ritrovati i colori originali: questo recupero lo fa vibrare di più. Oggi, si può percepire la scelta cromatica dello stucco veneziano che papà aveva fatto mettere nelle partiture dei parapetti come qualcosa di necessario, mentre prima questo valore non veniva percepito come importante proprio perché nella natura stessa della cosa. Sembrava essere semplicemente un colore giusto, gradevole e bello, in realtà era un colore straordinariamente necessario: faceva vibrare tutto lo spazio nei confronti della luce. Senza il restauro non sarebbe stato possibile capire questa qualità di scelta nella complessità degli elementi”.
L’accesso al pubblico sarà possibile a partire dal 22 aprile. Oltre all’altissima qualità architettonica dei suoi interni, il negozio offrirà ai visitatori la visione della collezione Olivetti di macchine da scrivere e macchine da calcolo, donata al Fai dall’azienda di Ivrea.
Fonte: Architetti.info