La ristrutturazione della Bibliotheca Hertziana di Roma è uno degli interventi più interessanti che siano stati attuati sul territorio nazionale. L’esecuzione delle opere è stata seguita dallo studio Da Gai Architetti con la supervisione di Juan Navarro Baldeweg.
Gli aspetti che rendono particolarmente interessante l’intervento di risrutturazione della biblioteca Haertziana a Roma, posso essere individuati nella particolare localizzazione nei pressi di Trinità dei Monti, la vittoria del concorso di progettazione da parte di Juan Navarro Baldeweg, le soluzioni architettoniche le difficoltà riscontrate in fase di realizzazione e le soluzioni messe a punto per la risoluzione di tali problematiche.
L’istituto di ricerca, uno dei più prestigiosi della storia dell’arte italiana, fondato nel 1912 da Henriette Hertz, che donò sia il palazzo Zuccari che il patrimonio librario posseduto al Kaiser Wilheim Gesellschaft, ente tedesco di promozione della scienza (confluito dal 1948 nella fondazione Max-Planck Gesellschaft), occupa un lotto di forma trapezoidale tra via Sistina e via Gregoriana, sul quale insistono il Palazzo Zuccari, l’edificio della biblioteca e il Palazzo Stroganoff (sede della fototeca).
La biblioteca esistente, costruita nel 1962 sull’area dell’originario giardino del Palazzo Zuccari, a murare il celebre portale detto del «Mascherone», non era più in grado di accogliere l’imponente consistenza del patrimonio librario (oltre trecentomila volumi in costante accrescimento di circa cinquemila volumi l’anno) e non era adeguata alle vigenti disposizioni normative in ambito di sicurezza e di antincendio.
L’istituto Max-Planck ha deciso allora di investire sulla rifunzionalizzazione della biblioteca, bandendo un concorso internazionale di progettazione che prevedeva la demolizione della struttura esistente e la ricostruzione degli spazi necessari.
Il concorso fu aggiudicato all’architetto madrileno Juan Navarro Baldeweg, con un progetto fortemente caratterizzato da un cortile centrale a cielo aperto su cui si affacciano, per mezzo di ballatoi degradanti, le aree di consultazione.
Il cortile è chiuso su tre lati da una vetrata in cristallo strutturale a tutta altezza e sull’altro da un muro inclinato in mattoni faccia a vista. Oltre al ripristino dell’ingresso scenografico del «Mascherone», il progetto prevedeva diversi piani organizzati secondo una distribuzione regolare con le librerie collocate nella zona verso via Sistina e le zone di lettura nella metà corrispondente a via Gregoriana, oltre a una sala lettura con terrazza al piano superiore.
Sia i parapetti dei ballatoi che il muro inclinato in mattoni sono caratterizzati da un trattamento superficiale (una scialbatura bianca di calce) che permette una riflessione maggiore della luce entrante, non nascondendo la texture irregolare dei paramenti.
La riflessione della luce non è però accecante, in quanto la tipica conformazione dei mattoni in laterizio ne permette il parziale assorbimento e la graduale reimmissione nell’aria. Proprio la luce, al pari del laterizio, del travertino e del legno di acero, è protagonista indiscussa del progetto (Baldeweg usava ripetere «luz es materia»).
Le fasi di progettazione esecutiva della vetrata, infatti, sono state condotte con l’obiettivo di garantire la massima trasparenza del vetro, compatibilmente con le necessità statiche, climatiche e di illuminazione naturale. Sono state studiate le traiettorie del sole nelle diverse ore del giorno e nei diversi periodi dell’anno, in modo da avere un quadro completo di tutta la gamma delle incidenze dei raggi solari sulla vetrata.
La fase di ricerca sulla comprensione degli effetti della luce all’interno dell’edificio ha portato a definire scelte differenziate in base alla posizione delle lastre vetrate.
L’esecuzione delle opere è stata seguita dallo studio Da Gai Architetti con la supervisione di Juan Navarro Baldeweg.
Gli imprevisti e le difficoltà riscontrate in fase esecutiva hanno condizionato fortemente la realizzazione dell’opera e gli oltre 10 anni necessari per giungere all’inaugurazione dell’edificio ne sono una dimostrazione.La problematica maggiore era dovuta ai ritrovamenti, nel sottosuolo dell’area su cui insiste la nuova biblioteca, dei resti di una villa romana caratterizzata da mosaici parietali policromi, nicchie e strutture affrescate e una grande esedra in muratura con pavimentazione in pezzi di marmi di recupero.
Lo schema costitutivo messo a punto per la nuova biblioteca ha permesso di liberare il sottosuolo dell’edificio (solitamente occupato dalle fondazioni) per consentire l’uso e la fruizione del patrimonio archeologico: la biblioteca, infatti, non è dotata di fondazioni «canoniche», ma si appoggia su un «piano-trave» sorretto da un doppio allineamento di micropali realizzati in aderenza alle fondazioni delle facciate (in una zona già compromessa da interventi strutturali).
Il piano-trave è composto da due solette armate fra cui sono interposti setti in cemento armato precompresso e si appoggia su una serie di apparecchi idraulici regolabili; all’interno di esso si trovano alcuni depositi per i libri e al di sotto è in via di realizzazione un ballatoio sospeso di affaccio a diretto contatto con la vasta area archeologica rinvenuta.
Chi ha fatto Cosa
Oggetto: ristrutturazione della Bibliotheca Hertziana – Max Planck Insitut für Kunstgeschichte
Località: via Gregoriana, n. 28, Roma
Committente: Max Planck Gesellschaft zur Foerderung der Wissenschaften e. V. München (Rep. Fed. Germania)
Progetto architettonico: arch. Juan Navarro Baldeweg, Studio Da Gai Architetti
Collaboratori: arch. Elena Parducci, arch. Orante Paris, per. ind.le Corrado Becucci, per. ind.le Franz Steiner, Franco Rasori, arch. Veronica Scortecci, Andrea Viganò, arch. Fernando Pino, arch. Elena Barroso (N. Baldeweg Asociados)
Progetto strutturale: Tekno In (prof. ing. Alberto Parducci, ing. Alfredo Marimpietri, ing. Sergio Olivero, ing. Marco Mezzi)
Progetto impianti meccanici: Tecnisches Büro – Franz Steiner (Egna – Bz), ing. Jaeger, Mornhinweg + Partner (Stuttgart)
Impresa di costruzione: Consorzio Cooperative Costruzioni – Cdc Cooperative di Costruzioni (Modena)
Cronologia: 1995-2003-2012; superficie 2.150 m2
Costo complessivo: euro 20.000.000
Fotografie: Orante Paris.
Autore: Claudio Piferi
PhD, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Firenze.
Fonte: Edilizia news