La gente ha bisogno di alberi. Un mondo senza querce, abeti, faggi, platani, carpini, aceri, carrubi, tigli, sarebbe molto più povero. Anzi, non esisterebbe, perché, senza di loro, altre piante e animali scomparirebbero velocemente. Ed è fondamentale anche la loro diversità per la stabilità e i servizi degli ecosistemi forestali, agricoli e urbani.
Tuttavia le stime della diversità degli alberi in ampi domini geografici fanno ancora molto affidamento su elenchi di specie geograficamente disomogenee. Sulla base di un database globale, un recente lavoro pubblicato su Pnas ha stimato il numero di specie arboree affermando che la ricchezza di alberi è di circa 73.300 specie, quasi il 14% più di quelle conosciute fino a oggi: la maggior parte sono rare ed endemiche. Questi risultati evidenziano anche la vulnerabilità della diversità globale delle specie arboree ai cambiamenti antropogenici.
Altri studi recenti hanno avvertito che tra un terzo e la metà di queste specie sono a rischio di estinzione in natura, con la minaccia di un più ampio collasso dell’ecosistema. Il rapporto del Botanic Gardens Conservation International, che aveva stimato in circa le 60.000 specie di alberi del globo, rivela che il 30% delle specie di alberi è attualmente a rischio di estinzione. Ciò significa che a livello globale il numero di specie arboree minacciate è doppio rispetto a quello complessivo di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili minacciati. Più di 440 specie hanno meno di 50 individui rimasti in ambienti naturali. Da questo punto di vista il nostro Paese non è fra i peggiori con solo, si fa per dire, il 5% delle specie arboree a rischio estinzione.
Il principale responsabile della perdita di alberi è la distruzione degli habitat da parte dell’agricoltura, del pascolo e del disboscamento. Il riscaldamento globale e le sue conseguenze, dalle condizioni meteorologiche estreme all’innalzamento del livello del mare, stanno ulteriormente minacciando gli ecosistemi arborei. La protezione di tali habitat deve essere la priorità e i Paesi più ricchi devono garantire che le nazioni in via di sviluppo abbiano incentivi a prendersi cura delle foreste in un sistema economico globale che attualmente premia la loro distruzione. Occorre prestare maggiore attenzione alle comunità indigene ed è necessaria una più ampia rivalutazione dei ruoli che gli alberi svolgono, riconoscendo che una palude di mangrovie o un bosco possono essere un modo migliore per aiutare a mitigare le inondazioni o ridurre il calore nelle città rispetto a vaste costruzioni in cemento o ad aria condizionata assetata di energia.
Sappiamo che l’alterazione umana dell’ambiente globale ha innescato il sesto grande evento di estinzione nella storia della vita e ha causato cambiamenti diffusi nella distribuzione globale degli organismi. Questi cambiamenti nella biodiversità alterano i processi degli ecosistemi e ne modificano la resilienza ai cambiamenti ambientali con profonde conseguenze per i servizi che l’umanità trae dagli ecosistemi.
E allora come dovremmo agire? Dove le foreste sono state cancellate, la rigenerazione naturale è talvolta la migliore scelta. In caso contrario, la soluzione è quella di piantare alberi e arbusti anziché affidarsi all’impianto di poche specie o, ancor peggio, di una sola specie, a crescita rapida, come talvolta viene erroneamente suggerito. Se da una parte è opportuno scegliere anche specie che poi saranno utilizzate per i diversi scopi, si dovrà fare di tutto per aumentare la biodiversità anche perché la sua importanza sulla salute umana è sempre più riconosciuta nello sviluppo delle politiche globali e regionali.
Ad esempio, la Convenzione sulla diversità biologica (Cbd) e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stanno collaborando per promuovere la consapevolezza dell’influenza della biodiversità sulla salute e sul benessere umano. Negli ultimi anni sono emerse prove che il contatto con la biodiversità è associato alla salute sia fisica sia mentale e la pandemia di Covid-19 ha mostrato come danneggiare la biodiversità attraverso il commercio di specie selvatiche o la distruzione dell’habitat possa portare a gravi ripercussioni sulla salute a livello globale. Allo stesso tempo, godersi la natura urbana è apparso importante per la salute e il benessere di molte persone durante il lockdown.
In conclusione, ci troviamo di fronte a una crisi di biodiversità senza precedenti che minaccia il futuro stesso dell’umanità. Il numero delle specie è crollato intorno a noi e, una volta estinte, se ne andranno per sempre. Mentre il problema della perdita di biodiversità può sembrare opprimente e senza speranza, ci sono passi che ognuno di noi può intraprendere per aiutare. Ad esempio, cambiando le nostre abitudini alimentari e facendo pressioni sui politici affinché prendano sul serio la questione, possiamo invertire la distruzione della natura.