L’energia è il tema nodale del nostro tempo. Tra le risorse di cui necessita uno stato, le fonti energetiche sono sicuramente le più bramate dai paesi ricchi, che di anno in anno si ritrovano ad affrontare più o meno responsabilmente il problema. Scegliere una fonte rinnovabile è sempre un rischio, poiché non tutte sono in grado di ovviare a problemi che molti anni di ricerche e sviluppo sui combustibili fossili hanno già risolto. Tra le più quotate per un più ampio utilizzo nell’immediato futuro sembrano infatti esserci quelle che possono essere impiegate analogamente ai combustibili tuttora in uso.
Ma questi non sono gli unici ostacoli per la diffusione di una nuova energia. Prendiamo i biocarburanti, per esempio. Ricavati dalle biomasse, possono essere sostituiti alla benzina per l’utilizzo di un motore endotermico, tanto per citare l’annoso problema del trasporto motorizzato. E’ importante però ricordare che la produzione di biomasse non sempre è semplice, può comportare sprechi eticamente discutibili e l’estrazione di biocarburanti molto probabilmente non sarebbe fatta con energie pulite. Quest’ultimo problema non crea il maggiore ostacolo, dato che chiaramente anche la benzina “verde” viene prodotta con un processo che porta inquinamento. Per risolvere il problema della reperibilità della materia prima invece, si può guardare alla fonte più logica: la spazzatura. Ogni giorno tonnellate e tonnellate di scarti organici saturano le nostre discariche. Forse non tutta questa spazzatura potrebbe essere utilizzata per produrre questo tipo di carburanti, ma con un attenta selezione si potrebbero avere biomasse senza dover coltivare appositamente piante da riconvertire subito in fonte energetica. L’attenzione si sposta quindi sulla raccolta e la reperibilità. Per esempio, come si può spronare la gente a raccogliere più accuratamente i materiali in modo che siano nuovamente una ricchezza e non un fastidioso surplus? Lo studio Ahha Project offre una possibile soluzione, molto semplice. Il progetto “Energy from the biomass”, un sacchetto per la raccolta dell’organico. Questo oggetto, costruito in PLA biodegradabile, porta su di se un messaggio molto più chiaro al consumatore di quanto possano essere molti slogan. Stampati sul sacchetto, ci sono diversi esempi di cosa potrebbe fare l’energia estratta da quella quantità di biomassa. Si può scoprire, ad esempio, che il contenuto di un solo sacchetto potrebbe fare percorrere 10 chilometri a una macchina, tenere in funzione il frigorifero per 200 ore, ricaricare la batteria di un cellulare per 300 volte o fornire energia a un lettore mp3 per 12.000 ore di musica. Il vantaggio può essere percepito immediatamente: un sacchetto di spazzatura può permettere a una persona di viaggiare per 10 chilometri senza spendere in benzina. Se si pensa all’enorme quantità di rifiuti che si accumula continuamente in cucina, questo porterebbe a un risparmio enorme. Eppure ad oggi, esclusa la raccolta differenziata porta a porta, in Italia solo il 20% circa dei rifiuti di questo tipo finisce in contenitori dedicati all’organico. Questo perché per molte persone è scomodo o non conveniente impiegare del tempo in una raccolta differenziata scrupolosa. La chiave per la soluzione nel problema può essere quindi la comunicazione data da un oggetto di uso comune, che può improvvisamente suggerirci che un sacchetto di spazzatura potrebbe in realtà fornire l’energia per radersi 10.000 volte o per spremere il succo di 20.000 limoni.
Fonte: ArchitetturaEcoSostenibile