Questo è quanto emerge da una ricerca pubblicata il 26 dicembre su Social Science & Medicine, da un gruppo di ricercatori di diversi centri di ricerca.
È noto che la salute mentale è influenzata dalle condizioni fisiche e socio-ambientali di scarsa qualità e, di conseguenza, i programmi statali di riqualificazione/rigenerazione si concentrano sul miglioramento dell’ambiente fisico, per fornire migliori condizioni socio-ambientali, affrontando le disuguaglianze spaziali e socioeconomiche, migliorando così la salute dei residenti.
Tuttavia, recenti ricerche suggeriscono che gli schemi di riqualificazione/rigenerazione spesso innescano la gentrificazione, con conseguenti nuove disuguaglianze spaziali e socioeconomiche che possono peggiorare gli esiti di salute a lungo termine, compresa la salute mentale, per i residenti dei quartieri rigenerati.
L’articolo esplora i potenziali meccanismi in cui gli esiti negativi sulla salute mentale possono perdurare nei quartieri nonostante l’attuazione di progetti di riqualificazione/rigenerazione. Per fare ciò, sono stati indagati due quartieri della città di Glasgow.
I risultati mostrano che gli spazi postindustriali abbandonati e la privazione socioeconomica nel nord e nell’est di Glasgow sono potenziali meccanismi che contribuiscono alla cattiva salute mentale dei suoi residenti. Laddove i progetti danno la priorità agli obiettivi economici, spesso è a scapito dei risultati sociali (sanitari).
L’investimento economico può, infatti, stimolare processi di gentrificazione, in cui i residenti di quartiere a lungo termine sono esclusi dall’accesso alla vita urbana collettiva e ai suoi benefici (per la salute). Inoltre, questi residenti sono continuamente esclusi dalla partecipazione al processo decisionale e non sono in grado di plasmare l’ambiente urbano dove vivono.
In sintesi, l’articolo ha individuato una serie di potenziali meccanismi che possono contribuire a sopportare scarsi risultati di salute mentale nonostante l’esistenza di progetti di riqualificazione/rigenerazione. I progetti hanno invece conseguenze negative per i determinanti della salute mentale, rafforzando le disuguaglianze esistenti, privando i residenti originari di quartiere a lungo termine e fornendo solo il “diritto” alla malsana città privata.
Gli autori concludono sostenendo che poiché gli obiettivi economici hanno spesso la priorità nei processi di riqualificazione/rigenerazione, la risultante gentrificazione è sinonimo di processi di privazione di potere, in cui i residenti di quartiere a lungo termine sono esposti a una maggiore segregazione e allontanamento fisico e socioculturale. Per consolidare l’emarginazione, i processi di sviluppo urbano escludono i residenti delle classi inferiori dalla partecipazione alla progettazione urbana e ai processi decisionali, negando sia i diritti di cittadinanza che di rappresentanza.