Alcune città e regioni pioniere hanno già da alcuni anni intrapreso azioni che prevedono la pianificazione, progettazione e realizzazione di infrastrutture verdi per aumentare la resilienza della comunità per affrontare e mitigare gli impatti del cambiamento climatico (es. Portland in Oregon, Copenhagen in Europa). In questo caso, resilienza significa che le comunità possono meglio sostenere, affrontare, gestire e recuperare rapidamente la loro stabilità, dopo una serie di crisi di tipo climatico e ambientale. Argomenti come la rigenerazione urbana, tramite la de-impermeabilizzazione delle superfici pavimentate, la diffusione delle coperture verdi (tetti verdi, giardini pensili), l’arboricoltura e selvicoltura urbana e la conservazione dell’acqua dovrebbero essere familiari ai governi locali come strategie applicabili per migliorare la sostenibilità e la qualità della vita e sono sempre più visti come le migliori pratiche di contrasto agli estremi climatici in aree antropizzate.
Queste soluzioni possono aiutare a migliorare la capacità di adattamento attraverso la pianificazione e la progettazione o a ridurre la vulnerabilità legate al clima, ma l’incertezza legata al calcolo dei costi e dei benefici economici e sociali, insieme alla scarsa conoscenza di questi, è una barriera all’azione per i governi locali. Eppure, è ormai acclarato che, a causa del cambiamento climatico, le regioni urbane si troveranno, con ragionevole certezza, a gestire estremi climatici sia in termini di temperature, sia di precipitazioni con un aumento della frequenza degli eventi intensi e, forse, un innalzamento del livello del mare che potrebbe richiedere, per fronteggiarlo, trasformazioni sostanziali in alcune città litoranee.
L’approccio “verde”, spesso combinato a modifiche alle infrastrutture tradizionali, come la riprogettazione del sistema fognario o la costruzione di tunnel o strutture tipo cisterne per lo stoccaggio delle acque piovane (vedi come esempio il progetto Elmer Avenue – un sobborgo di Los Angeles nella San Fernando Valley trasformato da area degradata soggetta a elevato rischio di allagamenti a modello di sostenibilità) rappresenta sicuramente uno dei migliori sistemi poiché abbina l’efficacia degli interventi a un miglioramento globale della città, includendo anche gli aspetti sociali. Questo tipo di approccio è un’opzione irrinunciabile in una città che si trasforma e si adatta ai tempi che cambiano, con nuove opzioni basate sulla tecnologia del mondo reale e che si prefiggono di coniugare sostenibilità, sicurezza e qualità della vita, con scelte energetiche, edilizie e urbanistiche “smart”, nonché usando il meglio delle ultime tecnologie ed esaltando i benefici legati alla presenza di aree naturali e seminaturali pianificate a livello strategico con altri elementi ambientali, progettate e gestite in maniera da fornire un ampio spettro di servizi ecosistemici.
Nel pensiero recente, le infrastrutture e le tecnologie “verdi” sono state identificate come “buone pratiche” a livello locale, anche e, talvolta, soprattutto, in combinazione con le tradizionali infrastrutture “grigie” per raggiungere una maggiore sostenibilità e resilienza urbana. I molteplici approcci legati alle infrastrutture verdi aiutano a raggiungere diversi obiettivi di sostenibilità e resilienza oltre a quelli legati direttamente all’impatto del e sul clima. Questi ultimi dipendono generalmente dalla capacità di moderare l’impatto delle precipitazioni violente e/o degli estremi termici. I vantaggi includono una migliore gestione del deflusso delle acque piovane, lo stoccaggio dell’acqua e la sua conservazione, la prevenzione delle inondazioni, la diminuzione dell’effetto di “isola di calore urbana” (UHI).