Riduzione delle polveri sottili: l’importanza della scelta delle specie e di un’accurata analisi del sito di impianto

5 Luglio 2021

Visto l'eco che ha suscitato una mia affermazione, riportata qualche mese fa dalla stampa (e che mi ha fatto guadagnare molte offese personali e professionali), riguardo alla riduzione dell'inquinamento da parte delle piante in riferimento alla struttura di una strada, penso sia opportuno chiarire alcuni aspetti, fermo restando che ciò che ho affermato corrisponde al vero ed è basato su una consistente letteratura scientifica internazionale e che la mia affermazione, preceduta da un “probabilmente”, si riferiva a un solo parametro considerato, cioè le polveri sottili.


La gran parte delle ricerche pubblicate su riviste internazionali e anche dal gruppo di ricerca che coordino, hanno mostrato la generale efficacia di alberi e arbusti nel ridurre la concentrazione di inquinanti, sia riguardo ai metalli pesanti sia, soprattutto, alle polveri sottili. Su questo non ci sono dubbi, ma non è possibile generalizzare. La ricerca ci dice anche cose diverse delle quali dobbiamo tenere conto nelle scelte per il verde nella città del futuro.

È infatti da precisare che, riguardo alle polveri sottili, il processo di deposizione differisce sostanzialmente in funzione delle diverse dimensioni delle particelle e delle interazioni di queste con i vari elementi della vegetazione e con la struttura del costruito. Ciò richiede studi combinati sulle diverse dimensioni delle particelle, sulle diverse specie di piante e in ambienti che differiscano per caratteristiche intrinseche: es. strade aperte verso i cosiddetti “canyon urbani”.
Il canyon urbano può essere definito come “una strada relativamente stretta orizzontalmente, confinata da edifici che si allineano in continuo su entrambi i lati. È confinata anche dal terreno e dal tetto dei palazzi” (Jeong & Andrews, 2002).

Questa configurazione topologica tende a influenzare la direzione del vento, portando, nel caso la direzione principale del vento sia perpendicolare alla direzione del canyon, alla formazione di un vortice centrale. Alternativamente, se ci troviamo in presenza di vento parallelo, si possono formare fenomeni d’incanalamento preferenziale all’interno del canyon (Kastner-Klein, Berkowicz e Britter, 2004).

Questi effetti di ricircolo e incanalamento, se combinati a emissioni di inquinanti all’interno del canyon stesso, fa sì che ci sia il rischio di avere un più alto livello d’inquinamento all’interno del canyon (Jeong & Andrews, 2002; Kastner-Klein, Berkowicz e Britter, 2004)(dalla tesi di laurea di Federico Carotenuto) rispetto a quelle che si avrebbero se la circolazione fosse “libera”.


La tipologia della vegetazione presente (alberi, arbusti, densità d’impianto e delle chiome, nonché la permanenza o meno delle foglie in inverno, ecc.) è importante, poiché parametri come tomentosità delle foglie, viscosità, Indice di Area Fogliare (LAI), spessore delle foglie, ecc., ma anche porosità della chioma, sono molto variabili e ciò influenza l’efficacia dell’azione di “ripulitura” dell’area. Pertanto, gli studi sugli effetti della vegetazione devono includere questi altri fattori, in modo da suggerire le scelte in sede di pianificazione e progettazione urbana per massimizzare l’efficacia delle scelte.
Riguardo ai risultati di ricerche condotte recentemente è stato osservato che una copertura di alberi di grandi dimensioni con vegetazione densa può ridurre il flusso verso l’alto delle emissioni inquinanti (ad esempio le emissioni delle automobili) e il flusso verso il basso dell’aria pulita. (Salmond et al., 2013). Buccolieri et al. (2009) hanno trovato risultati simili attraverso un esperimento in galleria del vento sull’effetto di una piantagione di alberi simile a un viale sulla deposizione di particelle d’aria sulle foglie. Sono stati rilevati un aumento dell’inquinamento atmosferico sulla parete sottovento e una moderata diminuzione vicino alla parete sopravento. Abhijith et al. (2017) hanno concluso come, nei canyon urbani, la vegetazione più bassa come gli arbusti o come alberi con chioma che è presente fin dalle parti più prossime al suolo possano migliorare la qualità dell’aria, perché questi due tipi di vegetazione sono in grado di intercettare gli inquinanti atmosferici senza limitare la circolazione dell’aria, mentre alberi di dimensioni più elevate, piantati a distanze troppo ridotte e con chioma densa possono favorire la permanenza degli inquinanti che non sono rimossi dalle correnti.

Al contrario in aree aperte, è stato scoperto come il miglioramento della qualità dell’aria sia massimizzato quando l’altezza della vegetazione è maggiore rispetto all’altezza del flusso delle polveri impattanti derivanti dal traffico (Etyemezian et al., 2004). Questi sono i motivi che per cui, in certe strade, come i canyon urbani, la presenza di alberi piantati molto fitti e con chiome dense può contribuire all’aumento dell’inquinamento localizzato. È altrettanto vero, ma mi pare di averlo affermato più volte che, a livello globale, l’efficacia delle piante nel ridurre l’inquinamento globale sia indubbia e di enorme valore, sia ambientale, sia economico. Sta a noi fare sì, attraverso un’adeguata pianificazione delle alberature  che l’efficacia sia massimizzata e che non si verifichino effetti collaterali indesiderati (immagini da Abhijith et al., 2017).