La riunione pisana di galoppo che si svolge prevalentemente in inverno, ha da tempo evidenziato l’inadeguatezza dell’ippodromo di San Rossore che richiede modifiche radicali e non più procrastinabili.
I problemi, infatti, che gli attuali impianti hanno sempre più evidenziato, impongono una serie di lavori ed adeguamenti funzionali che non potevano essere affrontati se non con una riqualificazione generale dell’ippodromo la cui conformazione risale agli anni cinquanta e non presenta elementi strutturali architettonici di particolare interesse e una pista da corsa insufficiente per effettuare corse di qualità.
Appariva evidente che un più logico raccordo tra i fabbricati, l’utilizzo di materiali particolari, la ridistribuzione degli spazi e dei volumi all’interno di aree già occupate dalle strutture esistenti, nonché l’ampliamento della pista in erba, avrebbero potuto consentire un adeguamento alla obiettiva necessità competitiva e spettacolare dell’ippodromo con uno sviluppo controllato e compatibile con un ambiente estremamente sensibile e di grande pregio naturalistico.
Il mantenimento e il necessario potenziamento qualitativo dell’attività ippica a Pisa passano, quindi, attraverso il duplice canale dell’ottimizzazione della pista da corsa e da allenamento e dell’adeguamento delle strutture tecniche ed architettoniche dell’ippodromo. Con queste esigenze e con questi propositi è nata l’idea progettuale del nuovo ippodromo: una realizzazione che assolvendo i suoi compiti specifici non può tradire la straordinaria tradizione architettonica della città coniugando funzionalità, estetica e compatibilità ambientale.
L’idea base del progetto, in armonia con i programmi dell’Ente Parco consiste nel definire, quindi, il rapporto di interdipendenza delle funzioni mantenendo, come priorità, l’inserimento in un territorio di altissimo pregio ambientale, già urbanizzato da mediocrissime strutture esistenti, ma, soggetto anch’esso, ad una sua naturale evoluzione che richiede interventi di manutenzione e di regole per una sua ragionata fruizione.
Intervenire correttamente su un complesso come quello di San Rossore, significa, quindi, ricercare un metodo di progetto, l’adozione del quale costituisce il tracciato di intervento lungo cui si articolerà l’intervento di recupero; indispensabile sia per calibrare l’effettiva portata di ogni singola scelta ma anche come mezzo di verifica più globale sugli equilibri tra le parti, in considerazione della complessità degli elementi in gioco.
La compatibilità tra aspetti di diversa natura e soprattutto la loro interazione rappresenta infatti una condizione essenziale per la nuova funzionalità della struttura che dovrà essere realizzata.
Il procedimento quindi si è incentrato sull’individuazione di tutti i parametri in gioco, strutturalmente e tecnicamente rilevanti che, dall’analisi oggettiva, risultavano tali da costituire oggetto di specifica riflessione. Successivamente, gli elementi raccolti sono stati coniugati con le soluzioni progettuali anche in considerazione di alcune leggi inderogabili come ad esempio quelle del tempo, dell’economia e della salvaguardia ambientale.
Il progetto è stato poi analizzato sotto il profilo tecnico e secondo tutti i criteri necessari al funzionamento ottimale di una macchina complessa come quella dello Ippodromo.
Occorre in primo luogo considerare l’unicità dello scenario in cui è collocato l’Ippodromo di San Rossore caratterizzato dal contrasto tra vincoli imposti da enti amministrativi (Regione Toscana, Parco Naturale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli) da un lato, ed il richiamo che la componente ambientale esercita dall’altra, unitamente alle proprietà climatiche e pedologiche che, ormai da secoli, favoriscono, in questo luogo, e solamente in questo, l’attività ippica invernale con le sue benefiche ripercussioni sul territorio in termini di indotto, di spettacolo e di selezione qualitativa.
L’ippodromo si trova ad essere compresso per alcune sue funzioni, tra spinte di segno opposto, in funambolico equilibrio tra le esigenze di una struttura tecnicamente molto articolata ed il necessario rispetto per un habitat da salvaguardare .
La Francia e l’Inghilterra ci hanno insegnato comunque che la presenza di un ippodromo, e del cavallo in genere, continuano ad essere, non solamente compatibili con un importante contesto ambientale ma anche strumentale alla sempre più ampia godibilità di un bene protetto di straordinaria bellezza come è San Rossore.
Seguendo l’evoluzione architettonica delle attuali tribune nel corso del tempo si può notare come ogni ulteriore intervento si sia sovrapposto all’esistente senza alterare eccessivamente lo schema originario dell’impianto. Purtroppo quello che sembra essere un pregio si dimostra il vero limite alla sopravvivenza ed alla razionale espansione dell’ippodromo: l’intensificarsi delle riunioni di corse ha sempre più ridotto i tempi utili per l’esecuzione di ammodernamenti e, fatto salvo per la tribuna centrale coperta, dal 1957 in poi nessun intervento è stato concepito con criteri funzionali o stilistici unitari.
Sotto la spinta di incalzanti esigenze è stato realizzato frettolosamente solo “l’indispensabile”, innestando così quel processo di sviluppo quasi spontaneo, ma per questo irrazionale, che impedirà ad ogni nuovo allestimento di raccordarsi correttamente allo stato di fatto, tanto nell’uso quanto nella forma, in totale assenza di un programma integrato di crescita. Questo fenomeno irreversibile ha oggi portato l’Alfea alla decisione di abbattere gran parte delle infrastrutture esistenti in favore di un riassetto generale.
Come è noto l’attività di un ippodromo non si limita al momento della competizione; la riunione sportiva è una somma di eventi, di funzioni, legate ad utenze di varia natura che debbono armonicamente convivere ed interagire come ingranaggi di un gigantesco motore che va ben oltre il momento della corsa. La presenza del cavallo costituisce ovviamente il leit motiv dell’intera giornata di corse: attorno ad esso ruotano gli interessi dei proprietari, dei fantini, degli artieri ma anche l’attenzione del pubblico nella sua accezione più ampia: dal gioco allo svago. La corsa, infatti, è l’evento conclusivo di una attività che nasce con l’allevamento, passa attraverso l’allenamento e la selezione per terminare su un traguardo che spesso, a Pisa, ha lanciato grandi campioni.
Ciascun settore di partecipazione necessita contemporaneamente di spazi e servizi adeguati all’espletamento della propria funzione e, in questo senso, l’efficienza e l’armonia tra i vari comparti assume ruolo rilevante rispetto ai manufatti che li ospitano. Tutte le dotazioni devono essere dimensionate in relazione al proprio bacino di utenza secondo standards urbanistici ed in conformità con le normative vigenti in materia di regolamento edilizio, prevenzione incendi, barriere architettoniche ecc.
L’ipotesi progettuale prevede una trasformazione dell’area finalizzata all’ottenimento di una migliore efficienza dell’impianto proponendo soluzioni che possono consentire un utilizzo degli spazi più flessibile e differenziato verso usi compatibili aperti alle eventuali necessità del territorio.
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Progettista incaricato e capogruppo | Arch Mauro Ciampa |
Progettazione architettonica e coordinamento | Architetti Associati M. Ciampa – P.Lazzeroni |
Progettazione Strutturale | Studio Croce Prof. Ing Pietro Croce – Ing. Nicola Croce |
Progettazione Impianti elettrici e speciali | studioangeloni.it – Ing Fabio Angeloni |
Progettazione Impianti Termo Meccanici | Studio Ing Paolo Vignali |
Relazione geologica e geotecnica sulle indagini | Studio Geol. Alessandro Serani |
Progettazione della Sicurezza | Arch Piero Lazzeroni |