Laboratorio Wather Front e mobilità

Laboratorio Wather Front e mobilità

Relatore:
Correlatore/i:
Laureando/i:
Anno accademico: 2007/2008

Abstract

Planimetria porto urbanizzato

Planimetria porto urbanizzato

Profilo del Laboratorio Water Front e Mobilità

Il Laboratorio “Water front e Mobilita” da qualche anno nell’ambito  dell’attività culturale di formazione universitaria e di ricerca, del Dipartimento di Urbanistica e Pianificazione del Territorio è attivo, promuovendo oltre che la consueta attività di ricerca anche corsi di formazione specialistici, pre e post laurea.

L’attività di formazione ha aiutato a portare avanti nel tempo uno studio e un monitoraggio delle trasformazioni urbane che hanno subito molte città portuali italiane nell’ultimo decennio.

Come sempre succede il processo di trasformazione si è andato a confrontare con preesistenze spesso molto antiche, concepite  con funzioni spesso diverse da quelle con cui vengono utilizzate oggi, di qui la ricerca formale e tecnica di  scelte di restauro conservativo e non.

Estratto della tesi di Laurea di Chiara Masini sul riuso del Molo Mediceo di Livorno dal titolo “Il Porto urbanizzato. Centro multidisciplinare di studi sulle scienze del mare a Livorno” – Firenze, Luglio 2006, Arch. Chiara Masini.

Il tema progettuale è stato affrontato con la consapevolezza che l’interfaccia città-porto è un territorio complesso, denso di realtà contraddittorie, il cui stato  è frutto di una apparente casualità rappresentata dal sovrapporsi in ogni punto di architettura, infrastruttura e paesaggio. Questa stratificazione tra sistemi diversi (Cantiere navale, passeggiata lungomare, porto turistico, porto industriale, fossi, borghi, centro storico e centro commerciale con i relativi flussi e intrecci funzionali di pertinenza), contribuisce a mantenere separata la realtà urbana dal suo affaccio a mare. L’area di progetto appare quindi un territorio di frontiera, un vuoto urbano su cui si affacciano paesaggi diversi che si sovrappongono senza alcun collegamento. Ed è proprio da questa complessità di segni che la proposta progettuale trae spunto, nel tentativo di creare isole e “ponti” capaci di ricomporre in un unico organismo un paesaggio composto disorganicamente da sistemi differenti e non comunicanti tra loro.

Viste prospettiche di progetto

Viste prospettiche di progetto

Il luogo è stato progettato e costruito con funzioni ben precise che nei secoli si sono rinnovate e hanno garantito a questo ambito urbano un carattere di necessarietà, di utilità, di uso comune e soprattutto di prestigio, esso è nato come luogo prima riparato dalla forza del mare e dalle intemperie dei venti, poi fortificato per il timore di nemici, infine trasformato in ambiente protetto, atto ad ospitare navi e consentire un tranquillo e fruttuoso commercio, confermandosi nel corso degli anni indispensabile per lo svolgimento della vita stessa della città  e per la sua crescita.

Nel corso degli anni si è confermato uno spazio in cui era possibile e necessaria la convivenza e la collaborazione tra persone di ceti sociali diversi e tra varie etnie, il molo Cosimo e l’area delle fortificazioni di Porta Murata fin dalla loro nascita sono stati  percorsi da flussi in movimento di varia natura che ne hanno determinato le forme e modificato nel susseguirsi delle vicende storiche le condizioni del luogo, un luogo dinamico e mutevole, quindi, duttile e flessibile a seconda delle esigenze urbane del periodo.

Questo particolare luogo è di fatto allo stato attuale un paesaggio di margine, un paesaggio, naturale o artificiale che sia, non è mai statico, esso si modifica continuamente nel tempo, crescendo, maturando e rigenerandosi, è quindi necessario trovare un approccio progettuale che, tenendo conto di questa condizione,  porti non ad un risultato definito e concluso, bensì ad un organismo capace di costituire relazioni tra gli edifici, tra i vuoti, tra i flussi e le funzioni consolidate presenti, capace di ricollegarle e atto a rinnovarsi nel tempo.

L’ elemento del paesaggio naturale sul quale il progetto interviene è il suolo, il substrato urbano che, a prescindere da confini di proprietà, connette e mette in relazione funzioni e realtà diverse. Il suolo urbano che a Livorno non è soltanto terreno solido, lo si intende come connubio tra terra e acqua.

In questa operazione di costruzione del suolo e del paesaggio si considera l’area di progetto come il soggetto stesso dell’architettura: il terreno è stato scavato e circondato dall’acqua attraverso canali, così da integrarsi al sistema urbano delle isole che compongono il quartiere della Venezia. I fossi, che circondavano il Lazzeretto di San Rocco, la cui costruzione era stata finalizzata  alla separazione di “zolle di terra” per mettere in quarantena merci e persone, e proteggere quindi la città, sono stati riaperti per separare le diverse funzioni. Sono i fossi, dunque che ristabiliscono dei limiti ben precisi tra le funzioni urbane, portuali, diportistiche,  cantieristiche, di ricerca tecnologica.  La “zolla” di terreno così ottenuta è diventata la base da modellare e plasmare attraverso la sovrapposizione di layers contenenti i diversi sistemi ambientali rispettivamente (paesaggio e ambiente naturale, preesistenze e fortificazioni medicee, visuali di particolare interesse da favorire, intrecci funzionali e flussi di progetto). Il progetto è composto da questi segni sovrapposti all’area di progetto, tracce, vettori ed elementi in grado di stabilire connessioni con la città e con l’intorno. Sono state individuate  diverse tipologie di segno attraverso cui operare un processo di “morphing”, processo supportato a livello operativo dalla modellazione tridimensionale al computer.  

Viste prospettiche di progetto

Viste prospettiche di progetto

Estratti di rilievi delle fortificazioni Livorno, 2009-2010 Simona Viviani, Giulia Persico,Claudio Bernardoni, Gianni Battini

Il rilevo rappresenta ai fini di un restauro il primo strumento di studio per conoscere il monumento, ormai possiamo avvalerci di strumentazioni sofisticate, tipo lo scanner 3d, il gps, il laser, grazie ai quali si riesce ad avere il totale controllo spaziale dell’oggetto di studio. Il Laboratorio è stato spesso promotore di rilievi di alto valore scientifico, di fortificazioni antiche mai studiate prima, i prodotti finali sono sempre stati utili alle amministrazioni locali spesso partner del laboratorio, che hanno utilizzato i materiali come documenti scientifici di studio a supporto non solo del finale restauro ma anche della pianificazione temporale degli interventi, o come materiale di supporto a concorsi.

Estratti di esperienze didattiche pre-laurea Studenti dei Moduli professionalizzanti

I Moduli Professionalizzanti sono stati un’esperienza circoscritta a qualche anno del Laboratorio. Finanziati dalla regione fondo sociale europeo, si sono rivelati uno strumento formativo pre-laurea di tipo specialistico, di integrazione al normale corso di studi universitari.

Attività didattica post laurea

Il Laboratorio oltre all’attività di ricerca da anni propone la sua offerta formativa post-laurea offrendo Corsi Professionalizzanti e Master di II livello, con la particolarità di essere itineranti. Nelle città portuali interessate dal corso, si sono tenute , ad esempio, lezioni di uno unico Master a Olbia, a Agrigento, a Livorno.