Abstract
Ad oltre dieci anni dal sisma che ha interessato la città di Assisi nell’ormai lontano 1997, la presente trattazione ha l’obiettivo di capire come è stato elaborato il progetto di restauro urbano post-sismico, quali aspetti sono stati affrontati con la dovuta scrupolosa precisione e qual è stata l’immagine della città che ne è risultata, compre
si quei piccoli elementi di dettaglio che costituiscono il decoro urbano, con uno sguardo attento alle tonalità cromatiche che connotano la città.
Infatti, il colore, come elemento storico-geografico proprio di ogni cultura architettonica, è stato l’elemento meno preso in considerazione da tutti coloro che si sono occupati di pianificazione e paesistica, mentre ogni elemento componente del paesaggio, urbano o territoriale, esiste con un colore che non ha una consistenza autonoma, ma che può servire a distinguere e sottolineare le diverse parti o elementi che formano l’insieme.
Si può dire che il colore costituisce una specie di “codice aggiuntivo” volontario o involontario che facilita l’individuazionee specifica i vari elementi componenti l’insieme, quindi il colore deve essere considerato come un elemento integrante, un legame tra tutti gli elementi del paesaggio. In molte città, fra le quali anche Assisi, a questo codice silenzioso non viene sostituito attualmente un altro codice, ma una serie di codici tanto numerosi quanto sono gli edifici: ad un codice è stata sostituita di fatto la più totale deregulation, ma, nonostante questa tendenza, il tema del colore degli edifici nelle zone urbane con caratteristiche storiche ed architettoniche di pregio è entrato a far parte negli ultimi anni del dibattito sulla città, essendo molto legato al tema della salvaguardia e dell’identità dei luoghi, alla tutela del linguaggio architettonico ed alla conservazione dei valori ambientali appartenenti all’edilizia storica.
L’elaborato parte, inevitabilmente, dall’analisi della trasformazione dell’immagine della città nel tempo, ricorrendo, a tale scopo, all’iconografia storica. I documenti d’archivio e quelli iconografici hanno avuto grande importanza in questa fase, in quanto hanno permesso di individuare materiali e/o lavorazioni oggi scomparsi, permettendo una più precisa ricostruzione storico-architettonica.
Lo spartiacque viene individuato nell’evento sismico del 1997. Il terremoto trova Assisi in una condizione di staticità e rappresenta l’occasione per effettuare un recupero globale della città, sul piano architettonico, urbanistico, economico, culturale e sociale.
Da qui deriva la grande importanza data all’evento in sé ed alla sua collocazione nella storia sismica della zona, ma anche al carattere innovativo della ricostruzione post-sisma che ha fatto dell’esperienza di Assisi, come di tutta l’esperienza umbra, un esempio per la risposta ad eventuali emergenze future, essendo da ogni parte riconosciuta come esito di sperimentazioni riuscite, primo fra tutti lo strumento dei PIR.
Altrettanto importante per una corretta visione dei restauri di Assisi, oltre all’analisi delle diverse tipologie di elementi architettonici e dei vari interventi realizzati, è la ricerca sui colori e sui materiali impiegati (materiali lapidei a vista, intonaci e coloriture, …).
Nel progetto di restauro urbano post-sisma possiamo assistere, nella maggior parte dei casi, ad un ripristino delle situazioni precedenti, tramite il recupero dei materiali originari, compresi gli elementi accessori che contribuiscono all’arredo urbano. Ne risulta un’immagine della città che richiama lo spirito medievale.
Questo elemento risulta particolarmente evidente nell’analisi dei diversi interventi post-sismici: dalla pavimentazione alle fontane, dalle mura e porte urbiche all’illuminazione.
Nel settore del trattamento delle superfici intonacate ci si preoccupa meramente di “quale colore applicare” o “ripristinare” o di come “sterilizzare” le antiche pietre, nettandole fino a riportarle alla loro presunta situazione d’origine, come se non fosse possibile domandarsi semplicemente come conservare e tramandare al futuro il lascito del passato, con tutta la sua carica poetica ed evocativa. Da qui si avvia il progressivo straniamento di molte città sotto i colpi di molti restauri: tra i caratteri formali e urbani dominanti vi è il colore degli edifici con le tonalità acquisite nel tempo; si tratta di una policromia composita, riverberata dalla pietra, dai mattoni, dagli intonaci; l’intero accumulo dei valori figurativi e dei significati acquisiti da un manufatto storico si concentra proprio sulle superfici esposte alla vista, prima ancora che all’interno della materia antica o nella sua realtà strutturale.
Per questa valenza profonda, gli interventi sugli intonaci devono essere finalizzati alla conservazione e massima tutela della loro integrità materica, pertanto si devono evitare demolizioni e rimozioni, ad eccezione dei casi in cui queste parti risultassero, a seguito di accurate indagini preliminari, irreversibilmente danneggiate.
La conservazione della patina è necessaria perché solo attraverso l’offuscamento del tempo la materia diventa viva. Si deve evitare qualsiasi intervento che determini alterazione o rimozione delle patine, al fine di conservare la qualità storica e documentaria del manufatto e le sue caratteristiche estetiche. Inoltre, in alcune condizioni, la stessa patina può diventare un elemento protettivo della superficie architettonica e la sua rimozione potrebbe causare anche l’accelerarsi del degrado dei materiali.
Con questa trattazione si cerca di arrivare a dettare delle prescrizioni generali, circa i caratteri formali, i materiali e le tecniche di esecuzione riferite agli elementi che caratterizzano i fabbricati della cittadina.
L’obiettivo è una prima stesura di un Piano del Colore per Assisi, il cui fine ultimo è quello di realizzare uno strumento utile alla tutela delle peculiarità storiche e tradizionali delle facciate degli edifici di un insediamento. Infatti, il Piano del Colore regola il corretto svolgimento delle operazioni di coloritura, pulitura e restauro delle facciate, o di parte di esse, e di manufatti di arredo urbano nel territorio comunale, attraverso precise indicazioni sulla selezione delle tonalità applicabili, sulle tecniche di colorazione e sui materiali utilizzati, insiti nella tradizione del luogo. Questi obiettivi ad Assisi sono stati sempre perseguiti mediante Regolamenti Comunali e consuetudini accettate e fatte proprie da abitanti ed operatori del settore, ma con questo lavoro si vuole tentare di dare al tema un carattere strutturato, senza però allontanarsi dalla naturalità con cui è stato affrontato finora.
L’obiettivo ultimo di questo lavoro, quindi, è il completamento formale del restauro post-sisma della città di Assisi, mediante la definizione di un Piano del Colore che tenda a garantire il più ampio rispetto degli elementi architettonici, dei colori e dei materiali costituenti le facciate e l’ambiente, riservando il cambiamento ai soli casi di evidente contrasto, senza alcuna preconcetta volontà correttiva o di ripristino, ma con una particolare attenzione ai materiali tradizionali utilizzati ed alla loro compatibilità con i preesistenti.
Il Piano del Colore per Assisi è sicuramente di impostazione conservativa: sia nella fase di analisi che di progetto, un’attenzione particolare deve essere riservata alle stratificazioni, ai materiali ed alle tecniche tradizionali utilizzate e ancora leggibili sulle superfici. Il Piano tende ad una forma di ripristino critico, nella quale si attribuisce analogo ruolo di riferimento tanto alle cromie originali quanto alle situazioni consolidate nel tempo. Le reintegrazioni, dove necessario, sono ammesse solo con materiali tradizionali e solo nei casi in cui gli attuali colori entrano in contrasto esteticamente e storicamente con le regole fondamentali della struttura architettonica. Dove è possibile e opportuno si replica la cromia originaria; in altre situazioni in cui il contesto si è trasformato, si sceglie una cromia per adattamento alla mutata situazione ambientale; in altre circostanze ancora di indeterminatezza si usano cromie rispecchianti i materiali da costruzione tradizionali.
Il Piano è molto attento alla storicità dei luoghi: non viene considerata una presunta condizione originale complessivamente urbana, ma la condizione ritenuta originaria per ogni singolo edificio, desunta da indagini dirette o da fonti archivistiche.
L’obiettivo primario del Piano del Colore che si delinea attraverso questo lavoro è il recupero e la valorizzazione dell’immagine urbana. Caratteristica importante del Piano è che non si tratta di piano vincolistico, che agisce in modo ferreo, ma vuol essere un’attenta analisi delle condizioni conservative e dei fattori di degrado, con il fine di creare una nuova coscienza del decoro urbano.
Anche la Tavolozza dei Colori a corredo del Piano ha valore orientativo per la corretta impostazione cromatica e tonale delle tinte: la cartella colori è lo strumento di progettazione da utilizzare fin dalla fase di valutazione preventiva degli effetti cromatici e tonali ottenibili, senza cercarne un’applicazione assoluta, per mantenere quella caratteristica di naturalezza che ha sempre individuato la trattazione del tema del colore urbano nella storia urbanistica di Assisi.