Ex fabbrica “Del Magro” di Pescia (PT)

Ex fabbrica “Del Magro” di Pescia (PT)

Relatore: Prof. Arch. Silvio Van Riel
Correlatore/i: Arch. Paolo Papini
Laureando/i: Daniele Calugi
Anno accademico: 2001/2002

Abstract

Fabbrica del Magro

Premessa

Il manufatto è situato in Pescia, Provincia di Pistoia, e sorge subito fuori il circuito delle ex mura urbane in direzione della “Svizzera pesciatina”, in un’area delimitata da un importante asse viario e dalle prime propaggini montuose. E’ fiancheggiato, sul lato est, dalla Via Provinciale Mammianese e sul lato sud e parte del lato ovest da Via dell’Acido. Il prospetto principale, rivolto verso sud, fronteggia una corte.

L’ambito urbano ove sorge il manufatto è caratterizzato, più che dall’edilizia circostante, dagli elementi naturali presenti: il fiume Pescia, il rio Bareglia ed i primi contrafforti montuosi coltivati ad ulivi.

Il Manufatto: storia

Le prime notizie del manufatto risalgono al 1561, anno in cui si presentava come un manufatto di ridotte dimensioni, suddiviso in due volumi dalla strada. Un  documento successivo, del 1626, ci mostra il manufatto di dimensioni maggiori, anche se non ancora completo, sempre suddiviso in due volumi dalla strada.

Con il catasto Leopoldino del 1825 si ha una prima rappresentazione geometrica del manufatto. Il complesso edilizio era così composto: il corpo principale della fabbrica, prominente verso l’attuale strada Provinciale, era di  dimensioni ridotte ed ospitava al suo interno un tratto della “strada maestra rotabile” per Pietrabuona. Sul lato opposto era presente soltanto il primo vano prospiciente il volume centrale, limitato al solo piano terra. Il corpo centrale, che si sviluppava parallelamente al corso del fiume Pescia, era suddiviso in due unità, collegate da un passaggio: La prima unità comprendeva due vani, identificabili con quelli collegati alla scala, disposti su tre livelli; la seconda unità, posta all’estremità opposta, era composta da circa tre vani a piano, di cui uno all’interno dell’attuale corte. Sul lato a valle erano presenti due gore, a quote diverse, che alimentavano la filanda ed il frantoio.

Nel 1846, due anni dopo la realizzazione della nuova strada Provinciale, il manufatto fu oggetto di un ampliamento, che accorpò completamente al corpo centrale la seconda unità. Nel 1875 il manufatto fu interessato, oltre che da un ampliamento, anche da una ridefinizione delle particelle catastali, fuse ed accorpate per la maggior parte al manufatto. I lavori riguardarono esclusivamente il corpo principale all’estremità, e portarono alla configurazione attuale. L’ultimazione dei lavori comportò una variazione della sede stradale, deviata esternamente, in modo da costeggiare per un breve tratto la fabbrica, per confluire nella Provinciale.

Tra il 1913 e il 1914, il manufatto fu ulteriormente ampliato, all’estremità ovest, realizzando la scala esterna che collega Via dell’Acido al terzo piano.

Tra il 1915 e il 1919 la Cassa di Risparmio di Pescia, proprietaria in quegli anni, concesse a titolo gratuito l’utilizzo dell’immobile al Ministero della Guerra per istituire una caserma: la “caserma Borgognini”. Nel 1921 l’immobile fu acquistato dai Del Magro, per la produzione di stoviglie in alluminio e scaldabagni.

Nel 1935 una variazione catastale nei terreni a nord sembra indicare un arretramento della strada, creando così lo spazio per la realizzazione dei primi capannoni. Nello stesso periodo è stato realizzato l’immobile, in prossimità di Piazza del Moro, destinato a portineria, completando così il manufatto.

Nel 1951 avviene una variazione nell’intestazione societaria: “Società per Azioni Fratelli Del Magro” e si assiste ad un aumento della consistenza edilizia, che continuerà a crescere fino agli anni 60. Nel 1989 l’industria Del Magro fallisce.

Storia della città

Città di fondazione longobarda, è situata allo sbocco della valle del fiume Pescia, da cui prende il nome. La splendida Piazza del mercato è di impianto alto medievale ed ha la caratteristica forma ad imbuto, circondata da edifici rinascimentali e barocchi. Sul lato meridionale della Piazza sorge la Chiesa detta “Chiesa della Madonna di Pie’ di Piazza”: Eretta nel 1447 da Andrea Cavalcanti, l’allievo prediletto del Brunelleschi, in squisite forme rinascimentali, fu trasformata all’interno nel 1605. Di pregevole fattura il soffitto ligneo policromo. Risalendo la Piazza verso nord si giunge al Palazzo dei Vicari. Per Piazza Obizzi si raggiunge l’antico Palazzo del Podestà (sec. XIII), che ospita attualmente la collezione delle opere del pesciatino Libero Andreotti, uno dei più significativi scultori del primo Novecento italiano. Si ridiscende verso il fiume e attraverso il Ponte di S. Francesco si raggiunge l’omonima piazza. A destra possiamo ammirare il teatro settecentesco, intitolato a Giovanni Pacini. Di fronte abbiamo la Chiesa di S. Francesco (sec. XV), di scuola brunelleschiana. Pescia, nell’antichità, era cinta da mura, con otto porte di entrata: porta Vecchia, porta della Bonaiuto, porta del Giocatoio, porta Reale, porta della Fontana, porta di Bareglia, porta del Moro e porta di S. Francesco. Nella seconda metà dell’Ottocento Pescia era considerata la “capitale” del comprensorio della Valdinievole. Infatti, per le attività che si svolgevano sul suo territorio, veniva definita la “Manchester toscana”, per il posto di rilievo che rappresentava nella Provincia per il movimento industriale. Anche l’attività agricola era molto fiorente. Nel 1895, e più precisamente il 20 settembre, arrivò a Pescia la luce elettrica, destinata a cambiare la vita della cittadina, con la speranza degli abitanti di divenire anche un centro turistico, oltre che un importante centro lavorativo. Puntando ad essere rivalutata, Pescia iniziò a ristrutturare i maggiori palazzi che componevano la città e che avevano un grande valore culturale ed artistico. Grazie a quell’opera di restauro molti palazzi e ville di Pescia sono arrivate intatte ai giorni nostri.

L’intervento

Il consolidamento del manufatto nasce dall’esigenza di dotare la città di Pescia di nuovi spazi pubblici e di ag-
gregazione della collettività, oltre che dalla volontà di recuperare un patrimonio edilizio storico che potesse essere testimonianza delle radici tipologiche costruttive proprie del territorio.
Il progetto che viene proposto è frutto di riflessioni non solo ed esclusivamente tecniche, ovvero legate ad una scelta tecnologica di recupero altamente conservativo, ma anche di una scelta squisitamente economica, che allo stato attuale rappresenta tutto sommato un elemento fondamentale per raggiungere il primario obbiettivo rappresentato dal recupero della “fabbrica”.

Linee guida del progetto

L’impianto distributivo originario del manufatto ha, per certi aspetti, conservato la sua logica funzionale. Nel progetto presentato, infatti, l’ingresso principale attraverso la corte antistante la Via Mammianese è stato confermato, avendo riguardo per la funzione di monito-raggio e di controllo degli accessi, propria della fabbrica, valida oggi, allo scopo progettuale, come allora. Il punto centrale del progetto è la corte prospiciente il fronte sud, punto di unione dell’intero complesso, da dove si diramano le varie funzioni. Essa è caratterizzata dalle grandi aperture e dalle strutture che sostenevano la copertura della corte e dalla nuova scala. L’accesso è collocato in prossimità dell’innesto del volume est con quello centrale. Questo collegamento garantisce l’accesso alla galleria commerciale e agli ascensori che distribuiscono tutti i piani. Il percorso della galleria commerciale ha una larghezza di 150 cm. Circa, alla cui metà è collocato un “bar” provvisto di un servizio igienico per disabili. Dalla corte principale si accede, tramite tre collegamenti verticali, ai piani superiori: il primo distribuisce tutto il manufatto mentre gli altri due sono limitati al primo piano. Il vano scala che mette in comunicazione le due corti è munito di un servo scala. Un ulteriore collegamento verticale è posto su Via Provinciale Mam-mianese, destinato ad uscita di sicurezza.

Il primo piano è suddiviso in due porzioni: la prima, di dimensione maggiore, comprende il volume est destinato ad “uffici” e distribuiti da un percorso di 150 cm; la parte centrale è destinata ad uffici, con un “fast food” provvisto di due aperture (una per l’ingresso e l’altra per l’uscita, più arretrata, per non interferire con il percorso). Nell’atrio è collocato un servizio igienico pubblico con un servizio per disabili.. La seconda porzione, preceduta da una corte con parcheggi per disabili, è completamente destinata a biblioteca per ragazzi, provvista di un doppio ingresso (per il personale e per gli utenti) e di un servizio igienico per disabili. Sul retro abbiamo una corte, da utilizzare per mostre o manifestazioni. Nel volume è ricavato un vano scala con ascensore, che distribuisce i piani superiori.

Il secondo piano è suddiviso anch’esso in due porzioni. La prima porzione è caratterizzata da due funzioni principali: la “palestra”, comprendente tutto il volume est, fornita, oltre che dei necessari servizi, di una grande sala centrale, stanza per massaggi e sauna, e l’ “atelier di moda”, collocato nella parte terminale del volume centrale e composto di tre ambienti (la sala delle sfilate, una sartoria e uno spogliatoio per le modelle), divisi da un percorso caratterizzato da una struttura metallica. La seconda porzione è adibita a biblioteca dell’archeologia industriale.
L’ultimo piano, utilizzato dall’Amministrazione del Comune di Pescia per lo sviluppo della cultura e della storia comunale, è suddiviso in tre funzioni: il volume est è destinato alla sviluppo della cultura, composto da due zone separate da una parete vetrata, con due aperture laterali, in prossimità della variazione d’altezza della copertura; il volume ovest è destinato all’archivio storico comunale; il volume centrale è destinato ad uffici. Il piano, infine, è servito da tre servizi igieni posti in ciascuna porzione.

Tutte le tramezzature minori hanno un’altezza tale da lasciare in vista l’unicità spaziale dei vani.
Il volume della palazzina uffici è destinato a zona sosta e ristoro. Al piano terra vi sono i servizi “cucina” ed al primo piano la zona “sosta e ristoro”. L’accesso al primo piano è garantito da un vano scale e da una piattaforma elevatrice per i disabili.

Il consolidamento

Dal punto di vista tecnologico e strutturale, si è seguita la linea di reimpiegare il più possibile i materiali e gli elementi esistenti, adottando opportuni accorgimenti di risanamento e di rinforzo, senza mascherare le eventuali e necessarie sostituzioni. L’intervento si caratterizza per l’alto grado di conservazione della sostanza materica dell’edificio. Tutti gli elementi costitutivi vengono consolidati, riparati, protetti, affiancati a elementi di rinforzo e solo in pochi casi precisi vengono sostituiti. I materiali privilegiati sono il legno ed il ferro che, al contrario del cls, mantengono la propria distinta identità nel legarsi alle murature portanti in pietra e mattone. Il complesso manterrà il più possibile l’immagine originaria, anche se in alcuni punti si è dovuto intervenire in modo deciso, per recuperare una certa situazione di degrado formale, in alcuni casi conso-lidandole e integrandole all’interno della progettazione.
Quanto alle caratteristiche costruttive, l’intervento garantisce un elevato grado di sicurezza e di qualità ambientale per gli utenti. Questi obiettivi sono raggiun-gibili sia mediante un’accurata scelta dei materiali e dei componenti sia grazie ad un’attenta esecuzione.

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