Abstract
Premessa
Ho ritenuto opportuno approfondire le conoscenze in merito al Buonamici, da un punto di vista storico ma anche e soprattutto da un punto di vista architettonico. E’ vero che gli oggetti noti del tessuto urbano circostante fanno parte di un bagaglio di conoscenze assodate, di un back-ground della memoria e dell’esperienza quotidiana che proprio perché tanto noto fa parte di noi ma spesso proprio per questo non viene approfondito, ed è da tale considerazione sono partita scegliendo di parlare del Buonamici, perché passando davanti alle sue architetture riminesi sentivo l’esigenza di guardarle con occhi diversi per capirle e per capire di conseguenza la mia storia. Una volta intrapreso il lavoro di ricerca e di lettura critica delle opere, mi sono resa conto che le tematiche compositive dell’autore erano le più varie e il campo di ricerca andava davvero ampliandosi in plurime direzioni. Se da una parte questo ha voluto dire cimentarsi con un lavoro di ricerca davvero ampio e impegnativo, dall’altro mi è apparso subito come una sfida stimolante. In questa specifica occasione, ho scelto di individuare un’area storica e geografica precisa per motivi di pertinenza culturale con la mostra, tralasciando, non certo per minore importanza, tutto l’ambito ravennate in cui Buonamici ebbe davvero un grande rilievo come architetto.
Opere e cenni biografici.
Giovan Francesco Buonamici nacque a Rimini nel 1692. Si sa che, da pittore, collaborò col fratello Gaetano, in particolare ne “la Chiesa Parrocchiale di S.Martino, ove nella volta avvi un catino con molti Angioli, e Puttini, che fanno corona al santo titolare coloriti dai due Fratelli Giovan Francesco, e Gaetano Buonamici Riminesi”. Un altro fratello, Antonio Buonamici, gli fece erigere il cenotafio in San Bernardino in occasione della sua morte. Questi possedeva una casa, descritta dall’Oretti in cui vi era uno “studio, disegni, modelli d’Architettura del Sig. Buonamici”. Tornando a quella che fu la sua preparazione, come riferisce G. B. Costa, Buonamici studiò presso il Cignani (Bologna 1628, Forlì 1719), pittore che come altri a lui contemporanei si ispirava a Guido Reni, e si dedicò alla pittura fino a quarant’anni, approfondendo i suoi studi anche a Roma. L’unico dipinto che di lui è rimasto è La Consacrazione di Mons. Maffeo Nicolò Farsetti, una tela di m. 2,34×5 conservata nel Palazzo Arcivescovile di Ravenna, databile nel 1723. Incominciò poi l’attività di architetto, e Costa, che non riferisce nulla in merito a quest’aspetto della preparazione del Buonamici, continua riferendo che “la gran fabbrica della Cattedrale di Ravenna fu eretta con suoi disegni e assistenza, che così volle l’arcivescovo Farsetti, uno dei maggiori ammiratori della prerogative del Buonamici”. Fu così che il Buonamici intorno ai quarant’anni, secondo il Costa, quindi intorno al 1731-1732, cominciò a dedicarsi ai restauri della cappella Sancta Sanctorum nella Basilica di San Vitale a Ravenna, creando una decorazione barocca che fu rimossa durante i restauri del 1904. Subito dopo, nel 1734, cominciò la controversa costruzione del Duomo di Ravenna, opera che lo impegnò fino al 1745, e grazie alla quale fu nominato Cavaliere dell’Ordine dello Speron d’Oro dall’Arcivescovo Farsetti. Probabilmente Buonamici lavorò anche per la Chiesa del Suffragio di Rimini, costruita nel 1721. Dobbiamo però tenere presente che Buonamici allora era appena ventottenne e probabilmente si dedicava solo alla pittura in quegli anni. Del 1738 è la Chiesa del Convento delle Suore Bianche dedicata alle Sante Caterina e Barbara che si trova a Santarcangelo di Romagna e che anticipa gli schemi delle chiese che Buonamici progetterà in seguito a Ravenna, a Rimini e a Fano. Di Buonamici è anche il progetto della chiesa Collegiata sempre a Santarcangelo, di difficile datazione ma sicuramente posteriore al 1743, come risulta dai documenti contenuti nell’archivio parrocchiale. In uno di tali documenti vi è infatti quest’ importante indicazione: “Fu risoluto che per far vedere il sito della Fabrica della chiesa, e farne la Pianta secondo quella dei P.P. Gesuiti di Rimino, si facesse venire il sig. Cavaliere Bonamici”. Queste poche righe sono molto interessanti anche perchè avvallano quanto attesta Urbani circa l’attribuzione al Buonamici del progetto della Chiesa del Suffragio (“La chiesa dei P.P. Gesuiti di Rimino”). Contemporaneamente nel 1740 Buonamici fu convocato a Fano per progettare e dirigere i lavori per la locale torre comunale. Nel 1741, sempre a Fano, Buonamici si occupò della costruzione della chiesa intilotata a S. Salvatore nell’Eremo di Monte Giove. Negli stessi anni diresse a Cerasa, piccolo centro dell’entroterra fanese, i lavori per il ripristino della chiesa parrocchiale di San Lorenzo. Purtroppo, la chiesa e il suo archivio subirono una quasi totale distruzione e un restauro improprio in questo secolo. All’interno è possibile riconoscere alcuni motivi che Buonamici aveva già accennato e che avrebbe sviluppato nelle progettazioni successive. Per quel poco che si può ancora riconoscere, la scansione interna, le lesene, il cornicione sono motivi propri della sua progettazione. La facciata, singolarmente simile a quella della chiesa dei PP. Gesuiti di Rimini, è stata ricostruita con i materiali originali e si può osservare alla destra dell’ingresso una pietra che arreca la data di ricostruzione: 1742. Nello stesso anno Buonamici si recò nuovamente a Ravenna e costruì fino al 1747 la chiesa di S.Eufemia. Nel 1744 progettò e costruì lo scalone e le logge dell’allora palazzo Guiccioli, oggi Casadio, sempre a Ravenna. Lo scalone si snoda in tre rami, subito dopo i tre scalini dell’atrio, e ha in faccia due colonne di marmo che affiancano una porta sormontata da una finestrella sagomata. Anche la balaustra della scala è marmorea, e in prossimità dei due ballatoi posti al secondo piano, è impreziosita da colonne antiche che sostengono il soffitto a volta. Il ritmo interno della scala, delle sue pareti e delle volte è scandito da profili bianchi. Dal 1745 al 1747 Buonamici si dedicò alla costruzione di un’altra chiesa a Ravenna, quella di S.Giustina. Negli stessi anni intervenne anche alla costruzione della scala di marmo all’interno di Palazzo Rasponi, dell’architetto Domenico Barbiani. Nel 1746 Buonamici fu eletto Accademico d’Onore della bolognese Accademia Clementina. Dal 1747 cominciò a lavorare a Rimini. Il Tonini ben sintetizza le opere di questa fase di Buonamici: “In Rimini, sua patria, per tacere della Chiesa di S.Francesco Saverio, che viene attribuita pure al Garampi, come si è veduto, lasciò particolarmente le seguenti Fabbriche.
– La Pescheria rimpetto al Palazzo del Comune eretta con suo disegno nel 1747…
– La Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo, ossia la rinnovazione della medesima.
– La Chiesa di S.Simone: anche questa per altro rinnovata, e accresciuta dei tre Cappelloni dopo il 1700, i quali soli per altro sarebbero opera del Buonamici.
– La Torre dell’Orologio in Piazza Giulio Cesare, rinnovata circa il 1759 dagli Archi in su; la quale poi fu demolita nella parte superiore dopo il terremoto del 1875, con che la Piazza venne a perdere il suo migliore ornamento.
– La Chiesa di S. Bernardino, rinovata nel 1759; nella quale il Buonamici fu sepolto per primo.
– L’Atrio e la Scala del Vescovado, rifatti nel 1750.
Non è a tacere, che le fabbriche erette in Rimini con disegni del Buonamici, eccettuata la Torre dell’Orologio, cedono forse per bellezza a quelle innalzate in altre Città”. Contemporaneamente a Fano si dedicò alla ristrutturazione della Chiesa di S.Antonio Abate, a partire dal 1749, e secondo uno schema a lui caro “configurolla a Croce-Grega, e vi profuse molte interne decorazioni siccome esigeva la voga Borrominesca di quei dì”. Nel 1750 progettò e realizzò a Pesaro il grandioso complesso portuale su commissione del Legato Stoppani, dando prova di grande capacità progettuale anche a scala urbanistica. Risulta dai documenti che Buonamici si era già confrontato con una progettazione portuale, anche se le dimensioni risultano essere completamente diverse. A Fano esistono una serie di progetti, mai realizzati, per il porto locale, creati da molteplici architetti fra il 1500 e il 1800, e fra questi vi è anche un progetto di Buonamici datato 1744. Sempre nel 1750 gli fu affidata la progettazione del Palazzo Comunale di Pergola, altro piccolo centro vicino a Fano, sempre su commissione dello Stoppani. Dal 1747 prese inoltre parte alle così dette “Ampliazioni di Senigallia”. Si occupò del progetto e della realizzazione dell’episcopio locale. Come risulta dai documenti la costruzione di detto episcopio fu realmente controversa e i problemi e le polemiche non mancarono fino alla sua ultimazione nel 1751. Quattro anni prima, nel 1746, sempre a Senigallia, Buonamici si era occupato della ristrutturazione della Sala Consiliare del locale Palazzo Comunale, opera davvero suggestiva arricchita dagli stucchi del Morganti e dai bei dipinti di Giuseppe Torregiani, pittore bolognese. Nel 1755 Buonamici si occupò della ristrutturazione dell’antico ponte di epoca romana sul fiume Uso a Santarcangelo di Romagna.. Da architetto eclettico quale fu, Buonamici si occupò anche di edilizia privata: nel 1751 costruì l’abitazione di Giorgio Faberj, su commissione dello stesso, a Savignano sul Rubicone. Lo stesso Faberj riporta inoltre che Buonamici progettò, ma senza realizzarlo, il Palazzo Pubblico per la stessa cittadina. Ho trovato un documento nell’Archivio di Stato di Rimini, datato 8 Agosto 1753, in cui si propone all’architetto Buonamici la progettazione di un intero isolato di abitazioni e strutture nei pressi del porto di Rimini, probabilmente alla luce della progettazione delle strutture pesaresi. Purtroppo non ho rinvenuto altri documenti che attestano o meno l’avvenuta realizzazione del complesso. Nel 1755 Buonamici si occupò dell’allestimento del Museo Lapidario di Urbino, e per lo stesso museo creò anche alcuni bassi rilievi. Da quanto detto risulta chiara l’ambivalenza di Buonamici architetto: da una parte progettista di chiese molto attento ad una rielaborazione personale di tematiche estetiche precise, dall’altra progettista di edifici o di gruppi di edifici dal carattere funzionalista. Fu sicuramente attento alla pubblica utilità non tralasciando la continua sperimentazione estetica. I disegni di Buonamici sono andati in larga parte dispersi negli anni. Quelli che sono riuscita a reperire sono davvero interessanti e nonostante la dispersione di cui ho accennato riescono comunque a darci l’idea del Buonamici eclettico progettista e attento uomo di culltura. I disegni, molto diversi fra loro proprio perchè rispondenti ad esigenze diverse, rivelano una buona capacità grafica di Buonamici, che nel 1756 operò un attento ed accurato rilievo della Villa Imperiale di Pesaro di Girolamo Genga, a scopo catastale. Questo, come gli altri suoi disegni di cui ho preso visione, è a penna acquerellato. Mentre era ancora in vita, Buonamici si curò fortunatamente di far stampare i progetti e i rilievi che gli stavano più a cuore e che gli avevano dato notorietà. Nel 1748 pubblicò i volumi Metropolitana di Ravenna, Co’ Disegni dell’antica Basilica, parte prima, e Museo Arcivescovile e Descrizione della Rotonda di Ravenna, Colle Piante, e Prospetti parte seconda. Nel 1754 pubblicò il volume Fabbriche fatte sul Porto di Pesaro I primi due volumi avrebbero dovuto far parte di un corpo di tre opere ma il terzo volume non fu mai pubblicato. Di questo terzo volume il manoscritto. Si tratta di un’ampia descrizione dei monumenti e delle architetture più interessanti di Rimini, dal titolo Delle cose Notabili d’Arimino. Queste opere, corredate da ampi commenti e spiegazioni di Buonamici stesso, testimoniano il carattere colto e sinceramente interessato dell’autore, che pubblicò altre opere quali Ragionamento Apologetico d’Aceste Italico a Filalete e Rime per la Monacazione della Signora Rosa Buonamici. Nel Ragionamento si rivolge all’ipotetico amico Filalete, dal nome simbolico (colui che ama la virtù, la conoscenza), in difesa del “dissegno d’una Cappella da farsi nella parte a cornu epistola della Crociera della Chiesa Cattedrale della Illustr. Città di Cagli”. Nel 1758 fu nominato Accademico d’onore dell’Accademia di San Luca di Roma. Buonamici morì il 4 agosto 1759 e fu sepolto dal fratello Giovan Antonio nella chiesa di S.Bernardino in Rimini.