Il Borgo del Castello di Albereto in Comune di Montescudo (RN). Dal recupero urbanistico al consolidamento in zona sismica.

Il Borgo del Castello di Albereto in Comune di Montescudo (RN). Dal recupero urbanistico al consolidamento in zona sismica.

Relatore: Prof. Arch.C. Blasi
Correlatore/i: Prof. Arch.S. Van Riel
Laureando/i: R. Bonazzi,Laura Pruni
Anno accademico: 1995/1996

Abstract

Castrum Albareti, il cui nome deriva da una foresta di querce, tigli, pioppi e pini in mezzo a cui si trovava, come tutti i comuni della vallata del Conca e lo stesso Montescudo, deve aver conosciuto la dominazione romana, anche se la prima notizia storica risale al 962. In quell’anno l’Imperatore Ottone I di Germania, ritornato in Italia per liberarla dalla signoria di Berengario e con l’intento di unificarla, mise l’assedio al Castello di San Leo dove si trovava rinchiuso il suo rivale. Ulderico di carpegna, bramoso di ricevere, come i sui antenati, i favori dell’Imperatore di Germania, “con molti Armati” corse in aiuto di Ottone I. La Rocca di San Leo capitolò ed in premio dei prestati servigi, l’Imperatore confermò ad Uderico il possesso dell’antico dominio che Odoacre aveva concesso nell’anno 476. In questa occasione, precisamente il 17 agosto 962, a Viterbo, venne redatto un documento all’interno del quale compare anche il nome di Albereto. Albereto, insieme a Montescudo dal quale da quel momento in poi seguì le vicende, passòsotto la dominazione del casato dei Di Carpegna e conobbe un periodo di potenze e benessere. In seguito a vicende non ben chiarite, tra il 1227 e il 1233, icastelli di Montescudo e Alberighetto, consoli di Albereto e dai rogiti di Nicola Ariani di Cesena, passarono sotto la protezione di Rimini. Dal 1234 al 1285 le lotte fra ghelfi e ghibellini, in terra di Romagna, si fecero sempre più aspre. Nel 1284 circa, i ghelfi Malatesta, in seguito a favori resi alla Chiesa, riottennnero il governo di Rimini ed i Castelli ad essa legati. Montescudo ed Albereto rimasero sotto la signoria dei Malatesta fino al 1560 circa. er iniziativa di Sigismondo Pandolfo Malatesta il Castello di Albereto venne ricostruito e prese la forma attuale caratterrizzata dalla cinta muraria, su pianta rettangolare, bastionata con la tipica scarpata malatestiana.
In seguito a vicende non ben chiarite, tra il 1227 e il 1233, i castelli di Montescudo e Alberighetto, consoli di Albereto e dai rogiti di Nicola Ariani di Cesena, passarono sotto la protezione di Rimini. Dal 1234 al 1285 le lotte fra ghelfi e ghibellini, in terra di Romagna, si fecero sempre più aspre. Nel 1284 circa, i ghelfi Malatesta, in seguito a favori resi alla Chiesa, riottennnero il governo di Rimini ed i Castelli ad essa legati. Montescudo ed Albereto rimasero sotto la signoria dei Malatesta fino al 1560 circa. era iniziativa di Sigismondo Pandolfo Malatesta il Castello di Albereto venne ricostruito e prese la forma attuale caratterrizzata dalla cinta muraria, su pianta rettangolare, bastionata con la tipica scarpata malatestiana.
Dal 1567 la sorte di Albereto non seguì più quella di Montescudo, infatti entrò a far parte direttamente del contado di Rimini.
Da questo periodo all’interno del Castrum Albareti compare per la prima volta un piccolo edificio religioso, come risulta dalle visite pastorali del Vicariato Castelli, compresi tra il 1577 ed il 1581, denominato oratorio di “San Bernardino”. Nel 1797 la Vicenda di Albereto fu legata di nuovo a quella di Montescudo; infatti quando sotto il dominio napoleonico fu istituita la Repubblica Cisalpina, il cui territorio fu suddiviso in cantoni, quello di Montescudo comprese anche Albereto.
Quando Napoleone dovette lasciare la Romagna, Montescudo e Albereto, assieme a tutto il territorio circostante, tornarono sotto il governo pontificio. Con Decreto del Re Vittorio Emanuele II, l’8 settembre del 1861 Montescudo e Albareto vennero incorporati nella provencia di Forlì. Da questo momento in poi, il Castello di Albereto fece parte del Comune di Montescudo ed al suo interno le uniche variazioni si ebbero con le distruzioni conseguenti ai bombardamenti del secondo conflitto mondiale.
Nel 1950 fu iniziata l’opera di ricostruzione.
Il nostro studio si pone come obbiettivo l’individuazione di una metodologia di lavoro che possa consentire di intervenire in un centro storico situato in zona sismica aumentandone la sicurezza e consentendone contemporaneamente l’adeguata conservazione.
Gli interventi di recupero sul patrimonio edilizio dei centri storici inclusi in aree classificate sismiche non sono a tutt’oggi supportati da un approccio metodologico consolidto. La normativa italiana, in materia di riduzione del rischio sismico, nata sotto lo stimolo dei disastrosi eventi che colpirono il Friuli il 06 maggio 1976 e l’Italia Meridionale il 23 novembre 1980, è fondamentalmente incentrata sul criterio di sicurezza ( la Legge 741/81 obbliga le regioni ad emanare norme per l’adeguamento degli strumenti urbanistici ai della prevenzione del richio sismico) e non prende in considerazione il criterio della conservazione della memoria storica dei nostri centri urbani.
La Regione Emilia-Romagna dell’istituto Nazionale di Urbanistica, in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, in materia di prevenzione sismica, ha promosso studi e ricerche urbanistiche nell’ambito del “Progetto di Regolamento Nazionale per il recupero in zona sismica”, adottato nel 1989 al fine di costituire uno strumento che recepisca e renda compatibili le normative sismiche nazionali (L:64/74 e D.M. 24/01/86 recentemente sostituito con il D.M. 16/01/96) e la vincolistica storica-artistica (L.1089/39), ambientale (L.1497/39) e urbanistica (tutela e valorizzazione dei centri storici (L.R. 47/1978 e s.m.).
La tesi sul Castello di Albereto, località del Comune di Montescudo (RN), è stata vista come un’occasione per sperimentare un’appropriata metodologia di analisi e valutazione preliminare del rischio sismico e per verificare la completezza e l’efficacia degli orientamenti legislativi messi a punto dalla Regione.
Il Piano di Recupero si articola in quattro punti fondamentali:
la sismicità del sito
la definizione di vulnerabilità urbana
l’individuazione e lo studio delle tipologie edilizie
l’analisi delle tecniche costruttive.

Gallery