Abstract
Introduzione
L’edificio oggetto del presente studio è situato in località Castellina in Chianti, Siena, nel cuore della campagna chiantigiana, che ha conservato, molto più di altre zone della Toscana, le testimonianze territoriali del passato caratterizzate, soprattutto, dall’irrepetibile equilibrio raggiunto tra forme di insediamento e paesaggio.
Il Chianti
E’ questa una terra di antiche tradizioni, civilizzata in tempi remoti, prima degli Etruschi – di cui esistono testimonianze proprio legate al mondo del vino – e poi dai Romani. In epoca medievale il Chianti Classico fu terra di battaglia per le città di Firenze e Siena ed in quegli anni nacquero villaggi e badie, castelli e roccaforti, trasformati poi in parte in ville e residenze quando i tempi si fecero più tranquilli. Fu allora che ai grandi boschi di castagni e querce venne sottratto spazio per la coltivazione della vite, che acquistò progressivamente importanza economica e fama internazionale. Al 1404 risale il primo documento notarile in cui il nome Chianti appare riferito al vino rosso prodotto nella zona e nel ‘600 le esportazioni per l’Inghilterra non erano più un fatto occasionale. A partire dal ‘700, poi, con la rinascita agraria della Toscana il Chianti Classico fu tutto interessato dalla conduzione mezzadrile e il paesaggio si arricchì delle testimonianze di una diversa organizzazione del lavoro: a quel periodo risalgono gran parte delle case coloniche e le sistemazione poderali ancora oggi esistenti. Il Castagneto è uno stabile rurale con corte, attualmente abitato solo durante determinati periodi dell’anno coincidenti con eventi agricoli come la vendemmia e la raccolta delle olive.
L’analisi storica
La prima fase del lavoro è stata svolta presso l’Archivio storico di Siena e la biblioteca Marucelliana di Firenze, al fine di datare l’edificio e ricercare cartografie storiche che confermassero le ipotesi sulla datazione dello stabile. Dalle ricerche storiche svolte, si può affermare che il Castagneto fosse una struttura preesistente che, per le sue caratteristiche, non è azzardato collocare nel periodo successivo al ‘500: potrebbe trattarsi, infatti, di una casa padronale, successivamente declassata a casa da lavoratore, e che abbia seguito le trasformazioni colturali e gestionali, precedentemente analizzate. Infatti, nella costruzione è evidente l’esistenza di un corpo verticale (la casa torre) intorno al quale si sono successivamente aggiunti edifici in senso orizzontale, disposti in modo da creare una” corte”, e rispondenti alle nuove esigenze produttive, collegate all’introduzione del “podere”. I resti di due annessi potrebbero testimoniare il successivo passaggio da “podere” a “fattoria”.
L’analisi del degrado ed il consolidamento
Trovata una giusta collocazione storica per l’edificio, si sono sviluppate le fasi dei rilievi, metrici, matrici e del degrado, che hanno permesso di avere un inquadramento particolareggiato dello stato conservativo dello stesso.
Il rilievo dell’edificio è stato effettuato con l’ausilio di strumenti classici del rilievo: per l’esterno si sono fissati dei punti noti mediante una serie di paline allineate con lo squadro, che hanno permesso di effettuare le triangolazioni chiuse dalle relative misure progressive prese in facciata.
Le misure in altezza sono derivate dalla misurazione mediante triplometri.
Per l’interno i vari ambienti sono stati rilevati mediante misure di parete e triangolazioni eseguite con rotella metrica e flessometro.
La tecnica utilizzata per il rilievo dei prospetti è quella dei fotopiani: sono state scattate una serie di foto seguendo una linea ideale parallela alla facciata da rilevare con la macchina puntata perpendicolarmente alla facciata stessa; le stesse una volta sviluppate sono state immesse nel computer e rielaborate mediante un programma di elaborazione fotografica, (quello utilizzato è Adobe Photoshop).
In questo modo è stato possibile eliminare gli effetti di distorsione, minimi per le condizioni di scatto delle singole foto, ed unire le varie foto fino ad ottenere la facciata completa.
Le zone non rilevabili fotograficamente, come le coperture, sono state disegnate in base alle misure prese all’interno ed all’esterno dello stabile.
I fotopiani così ottenuti hanno offerto un valido supporto per l’identificazione dei materiali costituenti e per la restituzione grafica dell’analisi del degrado, nonché per verifica delle misure prese durante il rilievo metrico.
Al rilievo architettonico è seguito il rilievo struttale: sono stati rilevati tutti gli impalcati dell’edificio, ciò ha permesso di conoscere la fattura dei solai e delle coperture di effettuare le verifiche statiche dello stato di fatto e di valutare lo stato conservativo delle orditure principali e secondarie.
Sono state queste le prerogative che hanno guidato le scelte per il recupero ed il riutilizzo dello stabile, che troverà una nuova collocazione come sede distaccata dell’Università degli Studi di Siena per la Facoltà di Agraria.
L’analisi dello stato di degrado e della parte strutturale hanno fornito indicazioni fondamentali sulle base delle quali sono stati ipotizzati i vari interventi di restauro che mirano ad un adeguamento strutturale conforme alla normativa sismica vigente, ed al risanamento di tutti gli ambienti fortemente degradati a causa dell’abbandono dello stabile.
I vari interventi riguarderanno le murature, gli orizzontamenti, le fondazioni e tutte le opere di finitura.
A livello della fondazione è prevista la costruzione di un cordolo in C.A. di allargamento; le murature saranno in parte ricostruite ed in parte riconsolidate, al fine di ripristinare caratteristiche strutturali soddisfacenti; viste le origini dell’edificio, che ha assunto la conformazione attuale per accostamento di corpi aggiunti, sono evidenti in facciata le porzioni di muratura semplicemente affiancate, nelle quali non è stata eseguita un’adeguata ammorsatura tra gli elementi costituenti la muratura stessa In queste porzioni di edificio si prevedono interventi miranti alla tra le cortine murarie mediante iniezioni armate: individuata la disposizione dei perfori, si fora la muratura con sonde esclusivamente rotative, i perfori inclinati a 45° saranno puliti mediante getti di aria compressa e lavati con acqua per facilitare la presa della malta. Fatto ciò si inseriranno le barre in acciaio ad aderenza migliorata, muniti di distanziatori per evitare il contatto con la muratura e si effettuerà l’immissione di malta a bassa pressione.
Quando la malta ha fatto presa verranno piegate ad L le parti della barra sporgenti che saranno pio affogate nell’intonaco.
Per gli orizzontamenti è prevista la totale sostituzione a tutti i livelli; per soddisfare la normativa sismica vigente, saranno rispettate le condizioni imposte dalla stessa.
Il D.M. del 16/1/96 obbliga, nelle ricostruzioni di consolidamento, l’adozione di solai in C.A., ma il punto C.9.8.2. comma 4, dispone che si possono adottare solai in legno per particolari esigenze architettoniche.
Visto l’alto valore paesaggistico ed architettonico della zona nella quale è situato lo stabile, si è ritenuto opportuno utilizzare solai il legno per non distaccarsi dalla caratteristica costruttiva delle abitazioni rurali toscane.
Nella progettazione dei nuovi solai si è tenuto conto della esigenze imposte dalla normativa sismica, e si sono adottate soluzioni tecniche mirate all’ottenimento di orizzontamenti il più possibile rigidi e solidali con le murature.
I nuovi solai saranno così composti: orditura principale di travi in legno d’abete di 20*23 con interasse di 0.90 ml; orditura secondaria in travicelli in legno d’abete da 8*8 con interasse di 0.5 ml; tavolato portante dello spessore di 4 cm; tavolato di irrigidimento dello spessore di 3 cm, posto in opera in modo che presenti le venature perpendicolari al tavolato portante; massetto alleggerito e strato di allettamento; pavimentazione in cotto.
Questo sistema permette di evitare la fabbricazione di cordoli in C.A. lungo l’attacco tra solaio e muratura; è stato ritenuto non idonea l’immissione si cordoli do questo tipo per evitare la presenza, nella muratura, di elementi non omogenei con i materiali originali.
Per meglio distribuire i carichi trasmessi dai solai sulle murature, si immetteranno dei dormienti in acciaio con area tripla rispetto a quella di appoggio della trave principale in tutte le sezioni di muratura che non presentano una sufficiente risega tra la muratura del piano terra e quella del piano primo.
Nelle sezioni murarie che presentano una risega sufficiente, verranno adottati dei “cordoli in legno”, ossia delle travi ancorate la dente che si forma tra le murature, sulle quali verranno montate le travi dell’orditura principale.
I solai di copertura, come i precedenti, si presentano attualmente in condizioni di alto degrado, per questo è prevista la totale sostituzione per creare le condizioni statiche più adatte a garantire maggiore solidità con le murature. La nuova copertura sarà composta dall’orditura principale, il doppio tavolato, uno strato isolante ed il manto di copertura in coppi ed embrici. Particolare attenzione va posta nell’esecuzione dei cordoli in legno: a questo livello, è infatti possibile avere la presenza dei cordoli in tutto il perimetro, questo garantisce un’ottimale distribuzione dei carichi sulle murature sottostanti ed un’efficace solidarizzazione tra gli elementi della copertura e le murature stesse. La cordonatura è assicurata alla muratura mediante delle barre agganciate al cordolo stesso e affogate nella muratura. Attualmente i solai del piano terra sono fortemente disconnessi, presentano rigonfiamenti ed in alcuni ambienti sono assenti. Le pavimentazioni, dove presenti, poggiano su di uno strato di terreno battuto e non presentano sottostrutture che garantiscono un buon isolamento. Nel rifacimento di questi solai si cercherà di creare uno strato di protezione dall’umidità di risalita lungo tutto il basamento della muratura, mediante la messa in opera si vespai sia all’interno che all’esterno sotto il camminamento perimetrale. Per la realizzazione di queste opere si procederà mediante la realizzazione di uno scavo perimetrale, all’interno ed all’esterno, verrà creato un allargamento della fondazione mediante cordoli in C.A. armato, ammorsato alla muratura esistente tramite porzioni ci cordolo passante attraverso la muratura stessa. Eseguito l’allargamento della fondazione si procederà con l’eliminazione dell’umidità valutando il sistema migliore da adottare. L’assorbimento di acqua si verifica alla base delle fondazioni, sulle pareti laterali e sulle pavimentazioni a diretto contatto con il terreno. L’acqua è in grado di penetrare anche sotto forma di vapore, a causa delle diverse pressioni di vapore che vengono a verificarsi tra l’aria dei locali dell’edificio interessato ed il terreno; in caso di condensa risulta chiaro che andrà ad incrementarsi il fenomeno della risalita capillare, al quale sono imputate le cause del degrado delle murature basamentali e degli intonaci. Per ovviare a questo problema si provvederà alla formazione di un vespaio orizzontale eventualmente collegato, tramite appositi fori, con l’intercapedine esterna. I vespai, dove possibile dovranno sempre avere andamento nord – sud, in modo da garantire un minimo di movimentazione d’aria.
Il progetto
L’importanza della produzione del vino per questa zona, è stato l’elemento fondamentale per determinare la funzione più idonea nella riutilizzazione dello stabile “il Castagneto”: il progetto mira alla creazione di un centro di studio e sperimentazione in grado di relazionarsi con il contesto agricolo della zona. Le finalità del centro consistono nel miglioramento colturale (genetico e tecnico ) dei vitigni, comparto fondamentale dell’agricoltura regionale ,al fine di potenziare le produzioni vinicole mediante la ricerca, la sperimentazione e la divulgazione. Altra attività del centro, è la sperimentazione su microvinificazioni, al fine di migliorare la qualità dei prodotti enologici. Per microvinificazioni si intendono delle vinificazioni compiute su quantitativi modesti di mosto, questa tecnica permette di valutare l’efficacia di nuovi sistemi su piccoli quantitativi di prodotto, consentendo di migliorare i risultati senza compromettere l’intera produzione. Di fondamentale importanza è la posizione del centro sperimentale nel territorio: il diretto contatto con il contesto agrario dovrebbe facilitare gli interscambi tra Università e realtà produttiva. Il Centro potrà, inoltre, prestare assistenza e collaborazione ad Enti, Associazioni, privati interessati a tali settori. Nella nuova struttura si svolgeranno tre attività distinte: ricerca e studio, analisi e divulgazione. Per garantire un buon utilizzo del futuro centro le tre funzioni sono state formalmente separate e rese il più possibile indipendenti tea di loro.
RICERCA E STUDIO: gran parte del nuovo stabile sarà adibito a queste attività, a questi scopi sono stati adibiti 225 mq per piano, per un totale di 450 mq. Al piano terra si trova l’ingresso, nel quale è presente la portineria ed il punto informazioni; adiacente all’ingresso è situato uno spazio ricreativo con una piccola area attrezzata a bar, da questa zona di utilizzo comune si accede sia all’ala delle aule che allo spazio riservato ai servizi igienici. A questo livello sono presenti quattro aule, tre da diciotto posti ed una da dodici posti, e sono previste due stanze per i docenti; i servizi igienici prevedono uno spazio per portatori di handicap. Al piano primo, al quale si accede mediante una rampa di scale munita di montascala per carrozzelle, si trovano altre tre aule, rispettivamente di dodici e diciotto posti, un’aula per docenti ed un ufficio di segreteria; sono state previste inoltre una piccola biblioteca con relativa aula consultazione ed un’aula informatica, attrezzata con computer e servizi internet. Al piano primo è collocata un piccolo punto ristorazione, al quale si accede mediante una scala indipendente; tale area è dotata di cucina e dispensa per il mantenimento degli alimenti.
ANALISI: è questa l’area dedicata ai laboratori analisi e relativi uffici di gestione che occupa uno spazio di 96 mq circa. In questa zona si distinguono diverse funzioni: il laboratorio vero e proprio, attrezzato con strumentazioni capaci di effettuare le diverse analisi enologiche, due piccoli spazi separati per la conservazione di materiale chimico, lo spazio riservato al personale di laboratorio, munito di ingresso indipendente, spogliatoi con servizi igienici e docce, ed in fine un piccolo ufficio gestionale. L’area dei laboratori è resa indipendente dal resto del centro per garantire la massima flessibilità di utilizzo della stessa: si ricorda infatti che la zona laboratori è destinata ad accogliere anche persone estranee al centro, come Enti Associazioni Privati interessati ad usufruire dei servizi offerti.
DIVULGAZIONE: è questa la parte della struttura destinata ad accogliere una sala conferenze. La sala conferenze dovrebbe garantire la divulgazione delle attività svolte nel centro; la sala potrà accogliere settantasette ascoltatori, ed è fornita di un impianto audiovisivo e traduzioni simultanee. Nella fase di progettazione degli ambienti si è tenuto conto della normativa vigente per l’abbattimento delle barriere architettoniche: le scale sono munite di montascala, i servizi igienici prevedono uno spazio per portatori di handicap, le aperture tra i vari ambienti sono maggiori di novanta cm.