Il Palazzo dell’Ospedale Vecchio di Santarcangelo (RN). Ipotesi di consolidamento ed adattamento.

Il Palazzo dell’Ospedale Vecchio di Santarcangelo (RN). Ipotesi di consolidamento ed adattamento.

Relatore: Prof. Arch.C. Blasi
Correlatore/i: Prof. Arch.S. Van Riel
Laureando/i: Marcella Paganelli
Anno accademico: 1997/1998

Abstract

Premessa
IL Lavoro ha comportato una approfondita conoscenza del complesso edilizio tramite indagine storica, rilievi metrici e studio della struttura, seguita da un progetto globale, comprendente sia il restauro della struttura, che il restauro dell’antica distribuzione spaziale, assoggettata però ad una nuova ed attuale funzione socioculturale.

Note storiche
Pur trattandosi di una tesi di carattere tecnico, ho dato grosso risalto alla parte storica, in quanto fonte di utili notizie sulla struttura architettonica.
La ricerca dei documenti storici  ha avuto un buon esito soprattutto nell’archivio dell’ospedale di Santarcangelo, dove ho trovato conservati  tutti i documenti che ebbero parte, sia alla costruzione del vecchio ospedale civile, compresi il primo progetto e la perizia estimativa,  sia quelli che riguardavano i suoi successivi sviluppi fino ai giorni nostri.
Dopo aver creato un ordine cronologico dei testi (spesso manoscritti nel linguaggio ottocentesco) è seguita la loro consultazione e  trascrizione delle parti più interessanti, in questo modo ho potuto ricostruire le vicende che videro l’ospedale protagonista.
Fu eseguito sull’adattamento del progetto e sulla perizia, datati all’anno 1863, dell’ing. comunale Nazareno Zavagli, che redasse lo stesso anno anche la planimetria della P. Ganganelli.
Il  progetto si rifà alle indicazioni di un medico, di cui ci rimane una lettera, che elenca e descrive gli ambienti a suo avviso necessari in un ospedale; è così che hanno origine i due cameroni anteriori caratterizzanti  la pianta per le loro dimensioni e ripetizione ai vari piani.
La committenza era una scomparsa confraternita di carità presidiata dal Conte Antonio Baldini, che è commemorata dalle steli lapidee poste di fianco al portone d’ingresso del palazzo.
Data la carenza del precedente ospedale, si dette mano ai lavori,  con l’ausilio di fondi  comunali, su di un terreno di propietà del sindaco.
Il cantiere fu iniziato nel 1864 e condotto a termine nel 1870, con non poche difficoltà, da due  mastri muratori di Santarcangelo, Antonio Menghi e Luigi Cenci.
I lavori ad un certo punto, con tutta probabilità, si fecero difficoltosi per i due mastri che si videro costretti a chiedere dei disegni tecnici chiarificatori all’arch. Sancisi il quale da allora divenne direttore del cantiere.
L’edificio è stato oggetto di due successivi progetti di ampliamento e adattamento  negli anni dello stile  liberty e nel periodo fascista che non  furono eseguiti.
L’astanteria venne eseguita nel ’40 come ampliamento già auspicato  nel progetto in stile liberty; ospitava il reparto partorienti e neonati, poi divenne alloggio delle suore di carità che gestivano l’ospedale,  fu infine destinata al piano terra a mensa e servizi della cucina, al primo piano agli studi medici ed in parte inutilizzata.
Nel dopoguerra si rimediò ai numerosi dissesti con lavori di ripristino ai solai del piano terra, alla muratura dell’angolo nord  e al tetto.
Gli ambienti della radiologia risalgono al primo decennio del novecento, quando ospitavano gli allora bagni pubblici, il loro aspetto attuale lo si deve agli ultimi lavori degli anni ’70.
I due piani superiori alla radiologia furono costruiti nel ’69 per ospitare il laboratorio analisi, collegato al  palazzo vecchio tramite una nuova rampa di scale costruita nel cortile posteriore, e le camere di degenza ad ampliamento del secondo piano.
La portineria fa parte degli ultimi lavori eseguiti nei primi anni ‘70, che modificarono profondamente l’edificio con la costruzione, già prevista negli antichi progetti, dei solai dividenti i due grandi cameroni anteriori in due piani con relativa sistemazione delle camere di degenza e dei servizi, l’esecuzione dell’ascensore interno  e la sostituzione della vecchia scala in legno pericolante con l’attuale.
Questi ultimi lavori resi necessari dall’invecchiamento e dalla inadeguatezza della antica struttura rispetto alle nuove esigenze ospedaliere hanno snaturato l’impostazione del progetto originario senza un sano criterio e sono andati a saturare quegli spazi aperti che servono a dare respiro a tutto il complesso edilizio.
Da allora la situazione di degrado architettonico ha subito un declino culminato con l’incendio di un angolo del tetto a maggio ’98, il successivo sequestro dei vigili del fuoco e l’attuale abbandono delle funzioni ospedaliere in seguito all’inaugurazione di una nuova e più adeguata struttura.

Il rilievo architettonico
il rilievo si è svolto per fasi successive di approfondimento, organizzando  misurazioni che, di volta in volta, andavano a definire meglio  il disegno.
Le triangolazioni sono partite dalla luce della porta d’ingresso all’altezza da terra di un metro e cinquanta.
Da qui sono stati definiti una serie di punti significativi quali spigoli delle pareti, aggetti o rientranze e riferimenti individuati artificialmente.
Il rilievo della scala, in particolare, ha richiesto la sua suddivisione in quattro zone per ciascuna delle quali sono stati individuati, attraverso il metodo del livello dell’acqua, quattro piani perfettamente orizzontali ai quali sono state riferite le quote dei gradini.
Conclusa la misurazione della pianta, si è passato  all’alzato.
Dopo aver verificato l’orizzontalità dei solai, sono state rilevate tutte le altezze interessanti le sezioni prese in esame.
L’operazione successiva è stata quella di rilevare le forme e le dimensioni di tutto ciò che appariva in secondo piano, porte, nicchie, pilastri, archi,  ecc..
Per la definizione degli archi sono stati proiettati sulle loro luci i punti che descrivono la curva, intensificando le misurazioni in prossimità dell’imposta.
Ulteriori  indagini di rilievo sono state svolte in punti di più difficile comprensione, come le travature del sottotetto, le volte in arelle e gesso ai vari piani, e le superfici e le volte in mattoni a vista del piano interrato.
I prospetti sono stati rilevati in orizzontale con le normali misurazioni poste ad una altezza fissa e in verticale con l’ausilio del filo a piombo, infine le superfici di prospetto sono state ulteriormente indagate con il metodo fotografico riferito ad una asta graduata.

Struttura
Essendo stata oggetto di numerosi interventi edilizi nel corso degli anni, la struttura ha perso l’impostazione originaria, alcune parti sono state sostituite con altre incongrue, altre sono state demolite, quasi tutto l’edificio è stato notevolmente appesantito da strati di pavimentazioni , numerose tramezzature ed elementi aggiunti.
Si è resa cosi necessaria una sorta di inventario delle tipologie strutturali presenti.
Il rilievo della struttura è stato registrato tramite una schedatura dei materiali e delle lesioni.
Per ogni elemento si è riportato di volta in volta la collocazione, la definizione tipologica, la descrizione e le caratteristiche tecniche.
Per l’intero organismo strutturale sono state condotte delle  verifiche che hanno messo in luce quelle situazioni sulle quali è necessario un intervento.
Le verifiche strutturali hanno riguardato la copertura in legno ; le capriate in legno ; i solai in acciaio; i solai in legno ; i solai in C.A.P. ; le murature interne ; le murature esterne ; le volte in muratura ; le fondazioni.
La fase successiva è stata quella di formulare un progetto strutturale in accordo con le intenzioni del progetto architettonico.

Progetto architettonico
Il nuovo piano regolatore di Santarcangelo realizzato dall’arch. Carlo Aymonino considera per l’edificio in questione l’AREA 13 chiamandola “Il  vecchio ospedale e la scuola elementare di piazza Ganganelli”:
“E’ un luogo centrale con funzioni strategiche. Gli edifici rappresentano una memoria storica. Ne è previsto il restauro e l’eliminazione delle superfetazioni . Tutta l’area sarà destinata a funzioni che rafforzino la vocazione di luogo di socializzazione e aggregazione” .
Le linee guida del progetto sono state il ripristino dell’originale distribuzione ottocentesca,  in accordo con le attuali esigenze delle nuove funzioni, e della messa a norma dell’edificio.
Disponendo di un’ampia superficie si è potuto prevedere un centro culturale che comprenda spazi per esposizioni occasionali o permanenti, conferenze e una pinacoteca, facenti capo a una moderna biblioteca comunale, dotata di numerosi servizi (mediateca, emeroteca, cineteca, ludoteca e sale di lettura differenziate), più l’inserimento di alcuni uffici al secondo piano e negli ambienti abitabili del  sottotetto.
I due  edifici posteriori, geograficamente e temporalmente, al vecchio ospedale, che sono l’astanteria e il laboratorio analisi, sono riveduti e ripensati con funzioni e, in particolare per il secondo, aspetto differente.
Per l’edificio attualmente in disuso che un tempo ospitava il ricovero vecchi Umberto I , situato nell’immediato intorno è auspicabile una funzione socializzante quale potrebbe essere un centro sociale per anziani dotato di numerose attività ricreative e  motorie.
L’area esterna di pertinenza al complesso edilizio infine, è riletta con l’inserimento di un’area verde per la lettura all’aperto estiva, per incontri o spettacoli all’aperto e attività ludiche ; percorsi pedonali e zone di sosta attrezzate con arredi urbani ; e un’ampia area di parcheggio .

Conclusioni
Situato a ridosso della piazza principale, teatro di numerosi eventi cittadini, il palazzo dell’ospedale vecchio è da sempre caro ai cittadini Santarcangiolesi.
Le sue fattezze neoclassiche sono il risultato della ricerca di decoro architettonico tipiche dell’ottocento, allo scopo di dare lustro e vanto all’ornato pubblico.
Purtroppo gli ultimi decenni lo hanno visto oggetto di un degrado che è culminato nel suo attuale stato di abbandono in seguito all’incendio divampato a maggio ’98.
Il trasferimento recente delle funzioni ospedaliere, in una nuova e più attuale struttura, ha svincolato il palazzo dall’antica funzione originaria, per la quale era diventato inadeguato, e lo ha reso libero di essere usufruito al meglio, per le sue caratteristiche uniche di grande contenitore situato in un area centrale e posto al servizio pubblico.

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