Il Tempio Malatestiano di Rimini. Le sezioni longitudinali interne

Il Tempio Malatestiano di Rimini. Le sezioni longitudinali interne

Relatore: Prof. Gastone Petrini
Correlatore/i: Prof. Van Riel Silvio; Arch. Iader Carlini; Arch. Ferruccio Canali
Laureando/i: Anita Asuncion Setaro, Annika Turci
Anno accademico: 2000/2001

Abstract

 

Disegni Tempio Malatestiano

IPOTESI RICOSTRUTTIVE

L’aspetto incompleto del Tempio Malatestiano ha dato vita ad una serie di interpretazioni sull’eventuale conclusioni del progetto albertiano, che si sono succedute negli anni. L’unica testimonianza che propone un’idea di come, probabilmente, doveva essere concluso il Tempio Malatestiano, è la medaglia fusa da Matteo de’Pasti nel 1452 che rappresenta la facciata del Tempio sormontata da una grande cupola. Anche le realizzazioni albertiane fiorentine e mantovane, hanno costituito una fonte di riferimento da cui attingere per l’elaborazione di un eventuale progetto terminale di un Tempio. Una tesi comune è quella che vede posta nella parte terminale della chiesa, una tribuna, che funge da innesto per la cupola, mentre una volta a botte ricopre l’aula centrale. La tribuna si innesta all’altezza degli ingressi laterali, ossia all’attuale conclusione del paramento albertiano e naturalmente ogni proposta elabora una diversa caratterizzazione della tribuna stessa: dall’idea avanzata da Canali, che prevedeva nell’innesto sulla planimetria e nella pianta dell’aula una tribuna in cui si aprono cappelle semicircolari e per questo assimilabile a quella della chiesa di SS. Annunziata. Questa proposta fu avanzata anche da Higgins nel 1892 che aveva previsto l’inserimento di un altare in ogni loggiache si apre sulla tribuna; la proposta del Frank del 1910 prevedeva la realizzazione di una navata centrale bassa e ricoperta da una volte a botte in cui il tetto copre parzialmente le navate laterali e dove la cupola copre una tribuna dove alle semicircolari si alternano altre rettangolari; un’ultima proposta elaborata dopo gli scavi realizzati fra il 1895 e il 1927 e che hanno portato alla luce alcuni resti nella zona presbiteriale, e quella del Ragghianti e quella del Bacchiani che propongono un completamento ideale con una rotonda finale schiacciata, innestata sulla chiesa esistente e leggermente sporgente rispetto al corpo frontale. I resti ritrovati nella zona absidale, durante gli scavi citati sopra, per la loro particolarità e forma danno vita a numerose interpretazioni: chi sostiene il punto di attacco per una tribuna, chi invece ha proposto l’innesto di un transetto, si da venire a costruire una chiesa con pianta a croce latina e dove nel quadrato centrale si apra una cupola poligonale, anche in questo caso sono numerose le interpretazioni che gli studiosi forniscono: dalla conclusione a semicerchio del transetto proposta da Ecchia, ai modelli proposti dal Borsi e dall’Hope, dove nella pianta a croce latina presenta un transetto più o meno ampio, in funzione dell’attinenza o meno con la medaglia del Pasti. Numerose sono state anche le proposte sull’eventuale conclusione della facciata del Tempio; sicuramente la medaglia fusa da Matteo de’Pasti ha costituito un valente documento su cui fare riferimento. La medaglia riproduce la facciata del Tempio dove, la parte inferiore si congiunge al corpo centrale superiore, caratterizzato quest’ultimo da una trifora, mediante delle eleganti curve terminano il tutto con un arco centrale che riprende quello sottostante all’ingresso. In base agli studi condottisulla facciata ed agli altri modelli di riferimento come la chiesa di Santa Maria Novella a Firenze, nelle proposte di completamento si è giunti in alcuni casi a confermare il modello del Pasti, forse anche abbondantemente decorato, in altri casi si è proposta la conclusione della parte superiore con un timpano. Difatti, come sopra accennato, le proposte di Urbani del 1855, del Seitz del 1895 e del Franck del 1910, sono un ripronimento del modello del Pasti, forse anche abbondantemente decorato , in altri casi si è proposta la conclusione della parte superiore con un timpano. Difatti, come sopra accennato, le proposte di Urbani del 1855, del Seitz del 1895 e del Frank del 1910, sono un riproponimento del modello del Pasti con l’annesione di alcuni varianti: la sostituzione della trifora centrale superiore con una semplice finestra (Urbani), oppure la realizzazione di un tamburo su cui fare appogiare l’altra cupola (Seitz). Una valida proposta comunque e anche quella elaborata dal Mancini che termina la parte superiore del Tempio con un timpano “alla moda” dello stile romano cui il malatestiano fa riferimento. Nonostante le elaborazioni, gli studi e le proposte fatte, il Tempio resta un mistero atto a celebrare la magnificenza della famiglia malatestiana.

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