La geometria come strumento per il progetto. Progetto di un centro per l’infanzia al Varlungo (FI)

La geometria come strumento per il progetto. Progetto di un centro per l’infanzia al Varlungo (FI)

Relatore: Prof.ssa Carmela Crescenzi
Correlatore/i: Prof. Vittorio Pannocchia
Laureando/i: Carlo Cecchi
Anno accademico: 2003/2004

Abstract

 

 

 Vista tridimensionale

INTRODUZIONE

Questa tesi di laurea sviluppa un tema che a prima vista può apparire scontato: l’influenza della geometria nel processo progettuale. Ma, se non ci fermiamo alle apparenze ed affrontiamo il tema considerando lo stato dell’arte della progettazione viene da chiedersi: sfogliando le riviste o navigando nei siti specializzati ci si imbatte spesso in progetti così detti “blob”, per le loro forme eteree e indefinite. E’ proprio l’indefinitezza che spesso rende bello il progetto, ma non convincente. Probabilmente la bellezza è prodotta dal complicatissimo algoritmo di trasformazione che viene calcolato dal pc in pochi istanti, ma chi gestisce i dati è sempre in grado di dominarli? Spesso si assiste a tipi di progettazione che potrebbero essere definiti entropiche, irreversibili, magari anche belle, ma non sempre il progetto riesce bene “al primo colpo”, basta ricordare che durante le fasi di redazione dei progetti definitivi ed esecutivi, questi spesso si trasformano. Se il progetto è convincente, la matrice, il codice genetico emerge sempre. La parola del filosofo francese Bernard Cache, che scrive nel testo che accompagna la sua partecipazione insieme a Patrick Beaucè alla mostra “non-standard” architecture, sono illuminanti: “La forma ha un certo fascino. E in effetti, uno straordinario sentimento di potenza invade ogni architetto, cui i modellatori CAD danno la possibilità di generare delle superfici che altrimenti non saprebbe assolutamente disegnare con riga e squadra. Il sentimento di totale potenza può venire in primo luogo dai modellatori estremamente ergonomici, come Rhino, che permettono di disegnare in maniera molto facile delle superfici molto complesse, da non essere nemmeno più certi della loro coerenza spaziale. Il grande pubblico non ne ha ancora la più pallida idea, ma “tirare” i punti di controllo di una superficie NURBS per dare origine ad una superficie fluida è ormai alla portata di qualunque utilizzatore dopo solo mezz’ora di apprendimento. Che d’altro canto si tratti poi di controllare queste superfici, di modificarle agendo sulle loro quote, di conferire loro uno spessore e di fabbricarle, questo è un altro paio di maniche e li comincia il gioco del gatto e del topo: cioè trasmettere i problemi a qualcun altro e moltiplicare il preventivo”. Queste parole mostrano la necessità di servirsi di uno strumento che garantisca il controllo e la gestione del progetto. Il più potente strumento a disposizione del progettista per soddisfare questa necessità è la geometria. Purtroppo siamo abituati a pensare che questo sia un mezzo piuttosto rigido dalle ridotte possibilità creative. Si associa alla geometria una produzione standardizzata, ripetitiva, noiosa. Invece sono molteplici le opere di architetti che, grazie alle semplici norme della geometria, sono riusciti a controllare il dispositivo di generazione, garantendo anche l’unicità dell’opera, il cui tema oggi è di forte attualità e che spesso serve come giustificazione dei blob. Spesso accade di associare alla geometria l’angolo retto o la simmetria assiale, ma in realtà questi sono solo dei casi particolari. Il processo che andrò ad applicare al progetto della mia tesi di laurea è basato su elementi e trasformazioni geometrici che mi guideranno a produrre un edificio “non-standard”, originale, complesso, ma al tempo stesso, controllato e gestibile.

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