Abstract
Lo studio svolto mira al recupero della Chiesa di San Francesco a Candelara, in provincia di Pesaro, che attualmente versa in uno stato di completo degrado e abbandono.
Da fonti storiche sappiamo che nel 1356 la Beata Michelina da Pesaro donò, poco prima di morire, alcuni suoi possedimenti in Candelara all’Ordine dei Francescani per la costruzione di una Chiesa e un Convento. Tuttavia data la carenza di documenti riguardanti la struttura architettonica del complesso conventuale non siamo in grado di sapere con precisione se la Chiesa fosse preesistente al Convento o se siano stati edificati con un unico intervento, ne quali fossero le forme originarie. Da un manoscritto del 1869 di un abate del luogo sappiamo che: nel 1679 il Vescovo di Pesaro, Monsignor Palombara, consacrò l’altare maggiore, dedicandolo a San Francesco; che vennero aggiunti altri due altari dedicati uno a Sant’Antonio e l’altro all’Immacolata Concezione; che Padre Maestro Ferrini, che si occupò del complesso dal 1810 al 1860 migliorò lo stato della Chiesa rifacendo il soffitto e migliorando il campanile. Altri documenti ci indicano che il Convento doveva ancora esistere all’inizio del ‘900 ma deve essere crollato nei primi decenni. La Chiesa è stata chiusa definitivamente negli anni ’60 mentre il crollo del tetto si è verificato negli anni ’80 del 1900.
Si accede all’interno della Chiesa da un portale posto al termine del lato sud dell’edificio. In origine l’ingresso poteva essere posto in asse con l’altare, come testimoniano alcune tamponature visibili nella muratura. L’interno della Chiesa è un’aula rettangolare a navata unica, scandita in maniera atipica da quattro colonne che separano lo spazio in tre zone: l’ingresso, una zona centrale o transetto e il presbiterio. L’ordine architettonico è riconducibile, se non per le proporzioni almeno per gli elementi utilizzati, ad un pseudo-corinzio con base attica. Le pareti sono scandite da lesene che si susseguono ad un ritmo relativamente regolare simmetricamente sulle pareti e la decorazione si arricchisce di stucchi floreali nel transetto e nel presbiterio. Gli altari laterali seicenteschi sono decorati con stucco ad imitazione di marmi policromi. Il crollo di parti del controsoffitto ci consente di vedere l’orditura primaria e secondaria del tetto. Le quattro capriate, accoppiate a due a due, dividono la luce del tetto in tre parti quasi uguali. Le tre file di terzere appoggiano in modo alquanto anomalo sulle capriate. I travicelli sorreggono le pianelle e la copertura in coppo e controcoppo. Le cadute di intonaco hanno lasciato a vista numerose chiusure di porte e finestre. In alcuni casi è difficile capire se si tratta di aperture risalenti alle case originarie, oppure se sono accessi al convento o finestre murate in passate ristrutturazioni della Chiesa.
Su incarico del comune di Pesaro, nel 1997, in seguito alla caduta del tetto e al cedimento delle fondazioni causato dallo slittamento del terreno e dal crollo delle mura, vengono eseguiti una serie di interventi atti a consolidare la Chiesa e l’annessa Sacrestia. Viene realizzata una sottofondazione con micropali valvolati sulla parete nord della Chiesa e sotto la Sacrestia; vengono effettuate operazioni cuci-scuci sulle murature lesionate; viene completamente sostituita l’orditura primaria e secondaria del tetto; viene realizzata una cerchiatura con IPE irrigidite con croci di S. Andrea per aumentare l’effetto scatolare e migliorare la resistenza sismica.
Lo studio da me svolto si è articolato nei seguenti punti:
- l’analisi storica del paese di Candelara e della Chiesa in rapporto al territorio e all’architettura locale;
- Il rilievo architettonico, materico e del degrado nel quale l’edificio versa attualmente con l’indicazione degli eventuali interventi di restauro architettonico attuabili;
- Il rilievo strutturale con l’individuazione dei sistemi resistenti e la valutazione delle criticità esistenti;
- le verifiche dei sistemi resistenti con conseguente ipotesi di progetto di consolidamento degli stessi sistemi tale da garantire un miglior effetto scatolare come richiesto dalla normativa vigente;
- un’ipotesi di risanamento delle murature sia dal punto di vista strutturale che architettonico, e un’ipotesi di riuso della struttura con una diversa funzione.
Gli interventi strutturali ipotizzati fanno diretto riferimento al restauro del 1997. Si prevede innanzitutto la conclusione della sottofondazione utilizzando gli stessi sistemi previsti così da mantenere l’omogeneità dell’intervento, a cui si aggiunge la realizzazione di un vespaio areato per bloccare l’umidità di risalita. Si dovrà procedere poi al consolidamento delle murature con interventi cuci-scuci con sostituzione degli elementi resistenti disgregati e dei letti di malta dilavati.
Sull’impalcato di copertura verrà inserito uno strato coibente sotto il manto di coppi con sostituzione della guaina ardesiata e, se necessario, dopo un indagine approfondita, verrà migliorata la cerchiatura realizzata nel 1997.
A causa della completa assenza di documentazione, risulta difficile decidere la ricostruzioni delle parti mancanti così ho ipotizzato il mantenimento dello stato così come ci appare oggi, con parti delle murature in vista e parti intonacate, senza ricostruire gli elementi mancanti. Si interverrà quindi ad eliminare tutti i materiali estranei alla struttura e le intonacature con malte cementizie. Si procederà poi alla pulitura e al consolidamento di murature, intonaci e stucchi. L’edificio diventerà così il documento storico di se stesso. Rimarranno leggibili le tamponature di porte e finestre, le lesioni subite e la loro ricucitura, le decorazioni del passato e quelle dell’ultimo periodo.
Nel definire una nuova destinazione, ho cercato di capire che cosa poteva far rivivere il castello di Candelara non solo in occasione delle tradizionali feste, come avviene attualmente, ma tutto l’anno. Da un’attenta analisi del territorio pesarese ho potuto appurare che vi sono associazioni che cercano di trasmettere la cultura vitivinicola, ma di fatto, non esistono luoghi dove si possa fare informazione e soprattutto cultura. La destinazione ipotizzata, nel pieno rispetto della storia e dell’architettura, diventa un luogo dove fare cultura dotandosi di una biblioteca dedicata al vino, di una zona per degustazioni e una zona bar. Si arricchisce all’esterno con uno spazio dedicato a degustazioni abbinate a mostre e concerti.