Abstract

Palazzo da Schio “Cà d’Oro” Sec. (XIV/XV) – Foto: Lisa Bassanese
Vicenza è una realtà complessa, ricca di arte, cultura e storia di cui la stampa nazionale raramente si occupa; il territorio provinciale custodisce gran parte delle testimonianze relative alla civiltà veneta sviluppatasi nel corso dei secoli. E accanto a queste, il simbolo più eloquente del progresso e del benessere economico voluto e raggiunto con decisione e tenacia dalla popolazione sopravvissuta al secondo conflitto mondiale: fiorenti industrie ed interi distretti produttivi. Come possono convivere due anime tanto diverse?
Basta attraversare il territorio provinciale per rendersi conto che fino ad oggi non molto è stato fatto in direzione di uno sviluppo sostenibile capace di coniugare le esigenze dell’economia locale con quelle meno materiali della cultura.
Eppure proprio questo è ciò che l’Unesco auspica per i siti riconosciuti di valore universale; ed è dal riconoscimento dei principi fondamentali su cui si basa l’organizzazione specializzata delle Nazioni Unite che prende le mosse il presente lavoro.
I primi due capitoli si soffermano sulla presentazione degli strumenti previsti per la tutela del Patrimonio Mondiale, in particolare: la Convenzione del 1972 e le Linee Guida per la sua implementazione a livello internazionale, e il Piano di Gestione a livello locale.

Palazzo da Schio “Cà d’Oro” Sec. (XIV/XV) – Foto: Lisa Bassanese
Nel terzo capitolo si ripercorrono le tappe che hanno portato alla costruzione di un’eredità architettonica unica e meritevole di tutela; nel capitolo quattro si presenta invece la situazione attuale del patrimonio culturale, affiancandola ad una breve analisi socio-economica del territorio provinciale e delle tematiche più attuali che lo investono.
Nel quinto capitolo, infine, si pongono le basi per una riflessione che miri a comprendere come i diversi aspetti della realtà vicentina, tutti ugualmente importanti, possano interagire per alimentare un nuovo modello di sviluppo, più rispettoso del territorio e dell’ambiente e rispondente al desiderio di una nuova qualità della vita manifestato da più parti all’interno della società locale. Uno sviluppo che, forte della presenza di un patrimonio culturale caratterizzato dall’impronta di Andrea Palladio, può puntare sul rinnovato interesse per il turismo culturale rilevato negli ultimi anni.
Ciò che emerge dalla ricerca effettuata è che, come accade in generale parlando dell’Italia, anche e forse soprattutto a Vicenza il sistema produttivo-industriale si contrappone a quello culturale nella ricerca di risorse e attenzioni da parte della pubblica amministrazione, piuttosto che integrarsi con lo stesso per dare vita a sinergie positive capaci di elevare la qualità della vita della popolazione con riferimento ai suoi aspetti meno materiali.

Palazzo da Monte (1581) – Foto: Lisa Bassanese
A ben guardare, la situazione in cui si trova la città berica riflette, su piccola scala, quello che in generale riguarda tutto il Paese soprattutto per la mancanza di una politica unitaria che interessi il patrimonio culturale come segno di una identità comune, sia ancora per quanto riguarda la capillare diffusione di un patrimonio che, se si escludono isolate e fortunate eccezioni, non sempre è valorizzato adeguatamente e quindi messo nella condizione di esprimere tutti i valori intrinseci che ha la possibilità di comunicare; un patrimonio che potrebbe diventare il volano di un nuovo modello economico in cui l’Italia non avrebbe pari rivali, ma che tuttora in molti casi viene lasciato esistere come se il solo fatto di possederlo basti ad attirarei turisti. La mera proprietà di un bene non ne accresce il valore; le azioni di tutela e salvaguardia devono essere accompagnate da idee innovative attraverso le quali far rivivere il patrimonio storico-culturale e i valori che è capace di trasmettere.
In particolare, il patrimonio storico-architettonico vicentino, e veneto in generale, cui l’Unesco ha inteso riconoscere aspetti di valore universale, costituisce una parte fondamentale della civiltà del territorio in cui insiste. Le ville rinascimentali coniugavano arte, cultura ed economia, e nello spirito commerciale che animava i veneti di allora si possono intravedere le radici della vocazione imprenditoriale che ha fatto di Vicenza un fenomeno a più riprese definito come ‘miracolo del Nordest’ oppure ‘motore d’Italia’. Col tempo, l’antico rapporto tra arte, cultura ed economia è andato perduto e con esso pezzi di quella gloriosa civiltà di cui si sarebbe dovuti essere attenti custodi.