Decreto elettrico: dalla polverizzazione alla polarizzazione

6 Aprile 2012

Il “decreto elettrico”, atteso ormai da settembre 2011 e di prossima pubblicazione, rappresenta, dopo la direttiva europea 2009/28/CE, il Piano d’Azione Nazionale (PAN) e il decreto legislativo n. 28/2011 (il “decreto rinnovabili”), il pezzo mancante del puzzle di programmazione del settore delle fonti rinnovabili in Italia fino al 2020.Tale decreto sancirà le regole con le quali gli operatori dovranno confrontarsi e stando alle ultime bozze circolate, appare mirato alla riduzione del ruolo della componente incentivante nella pianificazione degli investimenti.
L’idea di partenza sembra essere quella di integrare definitivamente le fonti rinnovabili nel sistema elettrico partendo dal quasi annullamento del valore degli incentivi per avvicinare questa produzione di energia a logiche concorrenziali e di mercato.
La definizione delle nuove tariffe non è caratterizzata dalla logica del “taglio lineare” ma da unarimodulazione declinata per tipologia di impianto e fonte, poi ulteriormente ponderata per taglia di potenza. Un approccio che si dimostra coerente con l’obiettivo di rendere la tariffa incentivante, diversamente dalle recenti esperienze vissute nel fotovoltaico, per davvero “costreflective” attraverso l’introduzione del sistema delle aste. Inevitabilmente, ciò si scontrerà con la capacità di accesso al credito, con la conseguenza che saranno favoriti i soggetti più grandi e solidi, comportando dinamiche di concentrazione in un settore finora polverizzato.
Molti operatori si dovranno adesso orientare verso impianti di taglia inferiore, che potranno usufruire di una tariffa certa, dando quella spinta mancata finora alla realizzazione di un modello di generazione distribuita. Un effetto dunque di polarizzazione del settore.
Inoltre, la vendita dell’energia sul mercato prevedrà una maggiore partecipazione diretta dei produttori, ponendo fine all’assistenzialismo del “ritiro dedicato”, utile ai primordi ma ora non più necessario. Sul fronte regolatorio poi, la produzione da fonti non programmabili – la cui rapida e disorganica crescita ha provocato problemi al gestore della rete – sarà gestita attraverso l’applicazione della disciplina degli sbilanciamenti, rendendo sempre più imprescindibile l’adozione di adeguati sistemi previsionali (“forecasting”). Un obiettivo dunque di responsabilizzazione del settore e degli operatori.
Sarà dunque sviluppando maggiori competenze nell’attività di trading dell’energia prodotta e svolgendo ruolo attivo per le attività di dispacciamento e bilanciamento, anche mediante eventuale ricorso allo storage (se, dove e quando conveniente) e sfruttando le opportunità di maggior efficienza energetica tipiche della generazione distribuita, che gli operatori del settore – vecchi e nuovi – potranno trarre profitto in un’ottica industriale e non più finanziaria.